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Tradate - Ultima intervista “personale” a un candidato sindaco, tocca a Stefania Giammatteo per l’Unione di Centro che corre in solitaria: con il padre aveva fondato la sezione cittadina del partito
“Mi sono candidata anche per mio padre”
È l’altra donna candidata come sindaco alle prossime elezioni amministrative, ha 38 anni ed è spostata da poco più di un anno. Stefania Giammatteo, insegnante in un istituto comprensivo di Como, è la figlia di uno dei fondatori della sezione cittadina dell’Unione di Centro. Rappresenterà alle prossime elezioni amministrative proprio il partito di Casini, senza alleanze, nonostante i numerosi contatti che ha avuto con le altre forze politiche prima dell’inizio della campagna elettorale. Tradatese da sempre, padre venuto a Tradate dalla Basilicata per lavoro, le piace raccontare come si sono conosciuti i genitori: «Erano vicini di casa in un vecchio cortile di Abbiate, ma mi sento in generale tradatese, perché vivo alle Ceppine, vado a messa ad Abbiate e frequento molto Tradate». Lavorare a Como impegna molto… «Ho molte soddisfazioni. Insegno dopo aver fatto tanti anni di formazione per docenti, formazione per psicomotricità, formazione per teatro. Ho anche la specializzazione per poter fare teatro nelle scuole. Ora insegno in una scuola materna e faccio anche intercultura, ovvero insegno italiano ai bambini stranieri». Come è nato l’impegno in politica? Cosa ti direbbe oggi di questa tua candidatura? I partiti tradizionali sembrano essere in crisi. Perché scegliere l’Udc e non una lista civica? «Mi riconosco nei valori dell’Udc. Non c’era bisogno di una lista civica. Non mi sento appartenente a un’altra realtà. Quelli sono i miei valori: la priorità della famiglia, il diritto alla vita. Mi ritengo cattolica, praticante, mi sento appartenente all’Unione di Centro». Avete scelto di non allearvi con nessun altro candidato, nonostante le proposte avute da diversi schieramenti. Come mai? «Perché si deve essere coerenti. Non ci siamo riconosciuti in quelli che si proponevano a Tradate e volevamo portare il simbolo dell’Udc in queste elezioni». Qual è la tua principale passione? Cosa ha perso Tradate in questi anni, cosa ricordi con più piacere? «Tradate secondo me è oggi un paese un po’ chiuso. Io ricordo la famiglia più unita, ci si trovava fuori dalle chiese, nei cortile. Si è persa un po’ la compattezza tra i cittadini. Oggi vedo i cittadini più divisi, la gente non è più fuori dal Municipio o da altri luoghi simbolo». Come si può riportare questa sensazione? «Magari organizzando cose diverse. Per esempio la sera si può organizzare qualcosa di più per i giovani. Già la Frera è un bel posto, ma si può fare di più con qualche luogo di aggregazione in più». Libro sul comodino? Come ti vedi tra 20 anni? «Con dei figli, con tutte le mie esperienze consolidate, spero anche in politica». Un sogno per Tradate? «Il mio sogno è quello di far diventare Tradate una sorta di modello di efficienza ecologica-energetica con la realizzazione di impianti e strutture con caratteristiche di sostenibilità e di eco-compatibilità; poi sensibilizzare il territorio alla cultura del verde in senso responsabile verso la tutela dell'ambiente in cui viviamo utilizzando in modo equilibrato le risorse a disposizione cercando di ridurre il piu' possibile consumo energetico di imprese e abitazioni».
Manuel Sgarella
Giovedi 26 Aprile 2012 |