Home page Speciale Elezioni 2012 I comuni della Provincia di Varese News comunali email


Tradate - Quarta intervista “personale” a un candidato sindaco, tocca a Vito Pipolo, sostenuto dal Popolo della Libertà e Pensionati, senza alleanza con la Lega Nord
“Ho scelto la politica per fare qualcosa per gli altri”

È un ex sindacalista della Uil con una passato politico radicato nella città, dai socialisti a Forza Italia, fondata in città insieme all’amico Gianluigi Margutti (di cui ha preso negli anni il ruolo di vicesindaco di Tradate). Vito Pipolo, 58 anni, sposato e con due figli, è il candidato sindaco dell’alleanza Popolo della liberà e Pensionati. Dopo 10 anni di alleanza politica con la Lega Nord si presenteranno separati alle prossime elezioni amministrative di maggio. Dipendente di un’industria chimica della zona da oltre 40 anni, si definisce «una delle vittime del nostro presidente del consiglio, dovevo andare in pensione ad aprile e invece ci andrò alla fine del 2014». Si sente tradatese da sempre, da quando è arrivato in città all’età di 6 anni dopo che il padre si era trasferito dalla provincia di Salerno. «Io non mi sento tradatese, io sono tradatese».

 

Ci torna spesso a Salerno?

«Una volta l’anno, mio padre che oggi è un pensionato di 86 anni, ci torna più spesso. Lui è un salernitano svizzero».

 

Cosa vuol dire?

«È una di quelle persone che hanno iniziato a scaricare i sacchi di 45 chili e il percorso della sua vita era da caporeparto. Aveva preso la terza media nelle scuole serali, perché di giorno lavorava da contadino nei campi. È una persona che ha dovuto riprogrammare la sua storia all’età di 35 anni decidendo di trasferirsi qui. La mia vita è cominciata in un paesino di 300 anime e ha sei anni mi sono ritrovato in una città da 10mila abitanti».

 

Cosa sogna Vito bambino?
«Ho sognato diverse cose. La mia grande passione è sempre stata la moto, ma anche il calcio, poi crescendo è stata anche la politica. Ma volevo diventare un alto ufficiale dell’aeronautica. Oggi quando ho tempo vado in giro con la mia Harley Davidson».

 

La passione politica come nasce?

«Dalle esigenze della fabbrica nel ‘76, quando venni eletto nei consigli di fabbrica. Da lì comincia questa passione di valutare sempre con chi mi è attorno quale sia lo stato sociale. Poi è arrivata la politica: facevo parte della Uil dove non c’è una targatura politica definita. E nel ’93, dopo anni nel partito socialista, con l’amico Gianluigi Margutti, abbiamo fondato uno dei primi circoli di Forza Italia».

 

Che ricordo ha di quel periodo?
«È stato un periodo bellissimo. Era come tornare a far politica con 20 anni di meno. Si parlava di qualcosa che si stava costruendo. Oggi mi mancano una serie di persone che non ci sono più».

 

Ne parla con nostalgia. Cosa è mancato a quel progetto?

«Oggi è difficile parlare di politica. I politici si dovranno riappropriare della politica e fare le cose vere, anche facendo veramente gli amministratori e mettendoci del proprio. Io mi sento uno di questi».

 

Qual è il suo più bel ricordo in città?

«Uno dei più bei ricordi è stato quando in terza elementare fu inaugurata la scuola Rosmini delle Ceppine. Ci portò una maestra, la signora Mantovani, e allora fu una celebrazione quasi commovente. Era qualcosa che vedevo nascere e che non trovavo già fatta. Ero uno dei primi ragazzi che avrebbe usato quella scuola»

 

Dieci anni di amministrazione con la Lega, poi la separazione per le queste elezioni, cosa è successo?
«Credo che in questi anni di amministrazione di centrodestra e ancor prima della Lega, la città sia stata rivoltata come un calzino. Non credo che oggi ci siano partiti che possano avere una maggioranza schiacciante come avvenuto a noi cinque anni fa, quando abbiamo ottenuto il 67 per cento. Gli elettori dovranno solo guardare quello che è stato fatto e quello che non si è mantenuto. Abbiamo lavorato con grande impegno e dedizione e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La mancata alleanza è dovuta soprattutto da questioni di livello nazionale».

 

C’è stato anche un rapporto di amicizia con la Lega?
«È chiaro che quando si vive gomito a gomito per dieci anni si cresce e si diventa amici. Non vuol dire che non ho amici nel centrosinistra. Io credo nella lotta politica, ma quella cristallina. Ad esempio non mi piace come è iniziata questa campagna elettorale, con le scritte e gli imbrattamenti sui manifesti della Cavalotti, a cui esprimo tutta la mia solidarietà. La politica non ha bisogno di essere sfregiata, ma tornare a essere quello che è polis, una sana discussione che porti a sane decisioni».

 

Cosa ha perso per strada Tradate negli anni, da quando era bambino?

«Oggi la città ha oltre cento associazioni, tanti mondi che fanno vivere la comunità. Io credo che Tradate non abbia perso nulla per strada, ma che anzi si sia rafforzata».

 

Un sogno per la città oggi qual è?

«Io vorrei dare alla città una dimensione a misura d’uomo e soprattutto di bambino. E cercare di parlare con gli anziani con serenità, che oggi non è possibile».

 

Invece, un sogno a livello personale?

«Ho 58 anni e non ho sogni particolari. Sono una persona realista e vivo la vita giorno per giorno. Questa condizione mi aiuta proprio a capire la situazione difficile che stiamo vivendo.

 

Libro sul comodino?
«Sto leggendo il libro di papa Ratzinger “Gesù di Nazareth”. Mi attrae perché mi apre la mente a cose che non pensavo potessero essere condivise con le persone».

 

Impiegato, sindacalista, politico. Perché questo percorso?

«Devo dire che la politica è sempre stata la mia più grande passione. Ha un contatto reale con la gente, e alla gente bisogna dire sempre la verità, perché le bugie bisogna poi ricordarsele e non è bello. Questi valori sono molto semplici e molto pragmatici. Alla politica ci si appassiona quando si riesce a fare qualcosa per gli altri». 

M.S.
Lunedi 26 Marzo 2012