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20 secondi

buguggiate contro la violenza sulle donne
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6 Luglio 2024

Non è  il titolo di un libro, se lo fosse stato lo avremmo apprezzato quale stimolo di riflessioni sull’epilogo
doloroso di un brutto accadimento dove la protagonista e vittima è una donna. Non è neanche il titolo di un
film, qui non c’è nessuna Lisbeth Salander capace di restituire con odio e con ferocia le violenze subite.
20 secondi secondo il Tribunale di Busto Arsizio, è il tempo durante il quale una molestia si trasforma in un
apprezzamento. Si tratta di una sentenza riconfermata in appello che scagiona il molestatore perché la
vittima – una donna – non ha reagito fermandolo tempestivamente, ma ben 20 secondi dopo!!
Quindi secondo questa sentenza anche i fischi per strada, gli sguardi inopportuni, i commenti pesanti, le
manomorte, le denigrazioni e le palpatine se non respinte velocemente e a tono non sono violenza? E
chissenefrega se la malcapitata è sola, ha paura ed è confusa. Sotto accusa non c’è il comportamento
dell’uomo ma solo la capacità di risposta della donna. Questo è un salto culturale indietro di decenni!
Da quando si sale in autobus, in treno, si va a scuola o al lavoro, a fare la spesa, fino al rientro a casa molte
donne sono oggetto di molestie o addirittura violenze. Secondo l’ISTAT “tra le donne che hanno subìto
violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, cioè l’essere toccate o abbracciate o baciate contro
la propria volontà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati
stupri (3,5%)”.

Sono numerose le donne vittime di violenza e/o molestie che ci chiedono aiuto. A volte anche solo per
riuscirne a parlarne liberamente con qualcuno di cui si fidano. A volte ci arrivano segnalazioni dalle persone
a loro vicine. Quanto imbarazzo e paura in quegli occhi, in molti casi arriva il ripensamento e la rinuncia a
difendersi per non dire nulla a casa, per la paura di perdere il posto o di essere additata dai colleghi. Ci sono
donne che ci mettono anni per decidersi a denunciare e sentenze di questo tipo, lo diciamo chiaramente,
non aiutano.

Ma approfondiamo meglio. Se la reazione è arrivata 20 secondi dopo l’inizio della molestia, secondo la
sentenza vuol dire che lei ci stava pensando? Che forse le sarebbe piaciuto? E’ questa la parte per noi più
inaccettabile. Qui non si è giudicato il comportamento non richiesto (insistiamo non richiesto!) di un uomo.
Lo si dà per scontato, uomo macho e predatore che segue l’istinto pelvico irrefrenabile. La donna, secondo
questa visione primitiva è una preda, punto.

Non sono ancora bastati ad alcuni uomini 20 mila anni di evoluzione darwiniana per vedere questo
comportamento culturalmente debellato? Per riuscirci serve un impegno di tutte e tutti per un cambio
culturale che in Italia non è ancora arrivato: se una donna non esplicita il consenso, il consenso non c’è!!
La Danimarca, la Svezia , la Grecia, la Spagna e la Svizzera attraverso leggi specifiche hanno riconosciuto
l’obbligo del consenso esplicito, il semplice fatto che un rapporto sessuale è senza consenso costituisce
uno stupro. In Italia e altri paesi europei purtroppo ancora si adotta il modello vincolato cioè si considera
reato di stupro l’aggressione sessuale che avviene con minaccia, violenza o costrizione. Qui da noi i giudici
devono valutare tutte le reazioni della persona che denuncia di avere subito lo stupro. La donna è
sottoposta ad un vero e proprio processo con tanto di dettagli e interrogatori per dimostrare di essere una
vittima.

Serve attenzione e impegno per un urgente cambio culturale, o come recita la direttiva europea “una
sensibilizzazione alla cultura del consenso”, dicitura di gran lunga ammorbidita rispetto alle richieste da
diversi paesi membri. Il nostro impegno va in questa direzione. In CGIL da tempo è attivo il coordinamento
BelleCiao, dove si affrontano i diversi temi delle politiche di genere con precise rivendicazioni dentro e
fuori la nostra organizzazione. La CGIL da sempre è in campo insieme alle altre organizzazioni sindacali ai
centri antiviolenza, le consigliere di parità, le forze dell’ordine per contrastare il fenomeno delle molestie e
violenze in generale ma soprattutto nei luoghi di lavoro.
Quanto accaduto è grave sia che si tratti di un sindacalista, di un prete, di un insegnante o di un allenatore.
Nessuna organizzazione ne è immune. Per questo la CGIL applica al suo interno un rigido regolamento che
funge da prevenzione e da contrasto insieme ai percorsi di formazione proposti anche dalla CGIL di Varese.
Molti sindacalisti uomini ne fanno parte e questo è un buon punto di forza.
Varese, 4 luglio2024

Stefania Filetti
Segr. Gen CGIL Varese

Gaia Angelo
Resp coord. Donne CGIL Varese

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