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Al bivio, tra guerra e pace

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2 Gennaio 2025

Ma lo sappiamo che siamo già in guerra? Ci chiediamo perché sta accadendo o vediamo solo i rincari delle nostre bollette?

“Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale”. Sono parole di Papa Francesco, pronunciate un anno fa.

Ora, chiedersi perché siamo finiti in un conflitto mondiale senza precedenti, richiede lo sforzo di riannodare il filo della storia, alla fine del Medioevo.

Primi decenni del ‘400, il grande ammiraglio cinese Zheng He comandava una flotta di centinaia navi, enormi, con grandi vele di seta rossa. L’Impero di Mezzo, la Cina, calava nelle acque oceaniche la sua immensa potenza, senza pari nel mondo antico. La grande flotta cinese percorse tutta l’Asia del sud e arrivò in Africa e nel Mar Rosso, alle porte di casa nostra.
Poi, improvvisamente la Cina decise di ritirarsi, sulla terra ferma, sede del “governo immobile” di uomini e cose. Non soggiogò il globo, eppure ne aveva i mezzi ma non la volontà.

Mentre la Cina iniziava così una parabola storica di declino, l’Europa cominciava la sua ascesa. Negli anni ’90 dello stesso XV secolo, prima Cristoforo Colombo e poi Vasco de Gama, solo con tre, quattro piccole navi, salpavano per le Americhe e l’Asia, trovando campo libero sugli oceani. Iniziava la modernità, ovvero il dominio dell’Occidente mediante la globalizzazione dei mari, sede del “governo mobile” di uomini e cose.

“La Cina è un gigante che dorme. Lasciatelo dormire! Perché, quando si sveglierà, scuoterà il mondo”. La profezia è del 1816, Napoleone il suo autore.

Quello che sta accadendo oggi è un terremoto storico, è di fatto la fine di un ciclo di dominio europeo prima e occidentale (americano) poi, durato 500 anni.

Ciclo che è coinciso con il lungo sonno del gigante cinese, non a caso. Tra la creazione delle prime aree di libero scambio, decise dal governo di Deng Xiaoping nel 1979 ed il 2001 con l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio – WTO, la Cina si è svegliata ed è diventa l’industria del mondo, presto sarà la prima potenza economica. Alzi la mano chi non ha la casa piena di vestiti, oggetti, strumenti tecnologici “made in China”: lo abbiamo voluto noi. Potremmo farne a meno oggi? Io penso di no.

E la globalizzazione si dirà. Ma è la “nostra globalizzazione”, basata su valori e regole che hanno come presupposto il dominio dell’Occidente sul mondo. Quello che “la terza guerra mondiale a pezzi” in corso ci sta dicendo è che il presupposto non è più accettato, da buona parte del mondo, così com’è.

Forse non parliamo abbastanza del fatto storico che enormi Paesi, economie solide e in crescita come Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa stanno riunendo, attorno al blocco multipolare BRICS alternativo all’Occidente, altre importanti economie nel mondo.

Forse non parliamo abbastanza del fatto che le sanzioni alla Russia sono un evidente fallimento, anzi hanno creato le motivazioni per sviluppare sistemi alternativi di gestione dell’economia globale. La Russia stessa, naturale anello di congiunzione tra Europa ed Asia, a dispetto della retorica politica e mediatica nostrana, non è isolata e non è vinta, perché è inserita nel ciclo storico multipolare.

Siamo ad un bivio: continuare ad ampliare la guerra mondiale per provare a conservare il nostro mondo Unipolare – conservare il dominio unico del dollaro americano – oppure fermare la guerra per trattare le condizioni di un nuovo equilibrio multipolare globale.

Francamente, in Occidente mi pare che la seconda opzione non venga nemmeno presa in considerazione dalle elite economico-politiche e dai media.

Svariati messaggi spingono alla militarizzazione, al “serrate i ranghi” davanti al “nemico”: le elezioni annullate in Romania, per motivi ridicoli, visto che non stavano andando come auspicato, sono un segnale chiaro del grado di marcescenza del “sistema democratico”, in funzione dell’allineamento UE alle esigenze NATO.

Difendere ad oltranza il dominio del dollaro americano ci costerà molto caro, in tutti i sensi. Citando lo studioso francese Emmanuel Todd da un recente saggio, “l’America produce infatti il dollaro, che è la valuta del mondo, e la sua capacità di estrarre ricchezza monetaria dal nulla la paralizza”, potremmo intuire che l’Occidente, narciso ed egocentrico, è fermo davanti allo specchio, innamorato di sé, del suo splendore unico, ma perduto.

Prima prenderemo tutti coscienza della realtà, dei fatti storici che stanno cambiando inevitabilmente il mondo, prima potremo sperare concretamente che la guerra anziché diffondersi, si fermi.

Per farlo però, citando don Giuseppe Grampa, “due sono le condizioni per un dialogo autentico: il riconoscimento del valore del proprio interlocutore e la consapevolezza del proprio limite”.

Marco Cerini
Vergiate

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Nella prossima lettera ci parlerà delle proteste ininterrotte del popolo Georgiano che dal 28 novembre, ogni giorno, in Viale Rustaveli – la sede del Parlamento georgiano, a Tbilisi – risuonano fischi, canti e cori dei manifestanti che contestano la decisione del governo di Sogno Georgiano, guidato dal primo ministro Irakli Kobakhidze, di mettere in pausa fino al 2028 il processo di integrazione del Paese con l’Unione Europea?
    Ci parlerà di come la Russia da oltre un secolo ha una politica di espensionismo ed influenza militare?
    Ci parlerà di come dissidenti, oppositori politici e giornalisti in Russia vengono sistematicamente assassinati ?

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