Allevatori e lupi

16 Agosto 2021
Salve direttore,
ho letto con dispiacere di quanto successo all’Alpe Devero alla presentazione del libro per ragazzi sui lupi. Vorrei premettere che sto collaborando e studiando con una azienda internazionale che offre consulenza per la transizione dall’industria zootecnica verso l’agricoltura vera e propria, basti guardare l’etimologia della parola agricoltura per capire cosa voglio dire.
Ultimamente ho avuto più o meno le stesse reazioni da operatori zootecnici, allevatori, riguardo la conversione da allevamento a agricoltura e vorrei condividere con voi quello che ho riscontrato, uno dei discorsi prevalenti degli allevatori è che una mandria di animali è gestibile da poche persone, tecnicamente “minimo investimento massimo guadagno” (senza tener conto dei costi collaterali di malattie e degli investimenti per il benessere animale, perché molti ragionano “sono solo animali cosa vuoi che ci voglia”), mentre per gestire una azienda agricola dovrebbero investire su macchinari e persone, creando nuovi posti di lavoro e quindi aumentando la burocrazia, senza contare che la maggior percentuale dei sostegni vengono appunto monopolizzati dalla lobby dell’industria zootecnica, lasciando chi sceglie l’agricoltura vera e propria “al verde”.
Vorrei anche portare all’attenzione la questione roghi, la maggior parte di essi viene ricondotta appunto ad agricoltori “vecchia scuola”, che credono di “rigenerare” pascoli dandogli fuoco, o bruciando boschi per fare spazio a nuovi pascoli, senza una vera e propria educazione scolastica dietro, ma per “tradizione” e per “sentito dire”.
Quello che si è visto all’Alpe Devero è la dimostrazione della fragilità mentale, dell’ignoranza (dal verbo “ignorare”, non inteso come offesa ma come parola oggettiva) e dei danni psicologici che queste persone, gli allevatori, portano subconsciamente e che esprimono non appena si prova a mettere in discussione l’argomento.
E’ ora di ridiscutere a tutto tondo questa industria, senza malizia e oggettivamente, senza prendere offesa per parole come “ignorare” e “sfruttamento”; purtroppo alcuni degli allevatori con il quale discuto (pacificamente) finiscono per tirare fuori la questione della religione come ultima giustificazione, ovvero “Dio ha fatto gli animali per essere sfruttati”, e quelle purtroppo sono cause perse e mi fa dubitare su “chi è il vero lupo in questa situazione”.
Purtroppo non è una situazione facile tra pandemia e crisi climatica, ma l’atto di questi “allevatori” dimostra la loro fragilità psicologica, andare a prendersela con un libro per ragazzi non è una bella pubblicità ai loro prodotti, specialmente in questa era di internet, dove molto probabilmente questo evento verrà riportato sui vari siti di recensioni per gli anni a venire.
Dispiace, un vero peccato.
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