Cave, le nostre montagne se ne vanno in Svizzera
5 Maggio 2011
Egregio direttore,
risulta da numerosi documenti, comprese le visure camerali e l’atto notarile di cessione dal Coppa, che la ditta Italinerti, della Famiglia Nidoli, é titolare della cava -mediatica e tanto amata da Varesini e Cantellesi- dal 22 Febbraio del 1985. Numerose le multe comminate ad Augusto Nidoli, riportate dai media televisivi Nazionali e della Confederazione Svizzera, da tale data alla chiusura della cava per attività di scavo abusiva, voluta dalla regione a firma Pres. Guzzetti e conclusa dal Comune di Cantello a fine Giugno 1986.
Di sole due multe per scavo abusivo resta traccia al Comune di Cantello.
Il risultato plebiscitario dell’indagine del nostro ‘La Provincia’ di Varese, oltre quattromila rispondenti online e lo zero percento netto di sostenitori delle tesi di Giulio Nidoli, mi porta ad una breve riflessione.
I cavatori hanno un onesto mestiere, particolarmente utile nei periodi in cui siano attivi ed in crescita in Provincia cantieri anche di grandi dimensioni.
Peccato l’edilizia abbia subito riduzioni consistenti di attività, indicate dallo stesso settore in prossime al 35% negli ultimi due anni.
Mio padre, il giornalista F.L. Viganò, ebbe una denuncia dai cavatori nei lontani anni ottanta. Aveva indagato proprio le diverse cave di Cantello con i mezzi del giornalismo investigativo di allora. Uno dei miei maestri più cari, Salvatore Furia, ripeteva che ‘le nostre montagne se ne vanno in Svizzera, e senza passaporto’.
Personalmente, invece, non ho proprio nulla contro Nidoli, Rainer, Soffientini ed altri del settore.
Mi domando come sia stato possibile che l’abusivo -nel caso della cava Nidoli- abbia avuto il permesso di cavare oltre 1,5 milioni di metri cubi -diversi laghi di Ghirla, ma di sabbia- proprio intorno al buco che lui aveva fatto, e con la scusa di evitare dei pericoli, dove non si é mai fatto male.. uno scoiattolo.
In fondo, non é una domanda nuova: se la son fatta dodici e passa milioni di ascoltatori di Striscia la Notizia, tre milioni di attenti visori dell’ottimo programma TSI "Falò" e circa otto milioni del nostro equivalente, Report, che partendo da una comunicazione del comitato salviamo la Tre Scali ha investigato decine di cave in Italia.
Piuttosto, confido come molti utenti dell’acqua della Bevera, nella Politica con la ‘P’ maiuscola.
La nostra acqua, giudicata dagli idro sommelliers, assaggiatori dell’acqua, tra le migliori in Italia (1) corre rischi seri, secondo ASPEM. Chiari a chi sa che il terreno e il bosco sopra filtrano qualsiasi inquinante, la sabbia pura molto, davvero molto meno.
Va ben considerato il fatto che dalla Bevera, e solo da lì, verrà il grosso dell’acqua delle future generazioni, e già 19 comuni, 220.000 persone da quella sana e santa acqua dipendono.
Quaranta associazioni, e il 100% dei partecipanti al sondaggio del Vostro quotidiano sono una forza che ora attende una chiara decisione della Regione Lombardia: lo Stralcio nel senso della chiusura definitiva della sola Cava Nidoli a Cantello, la famiglia ne ha in fondo per sè diverse altre in Provincia.
Ora cambino, siano rese chiarissime, due leggi intelligenti.
1) Per evitare in futuro ogni simile assurdo ambientale ed amministrativo, propongo siano demandati chiari poteri ai Comuni, in senso davvero federale, come succede nella Regione Emilia Romagna.
I comuni autorizzino le cave, non Regione e Provincia.
I peggiori abusi succedono dove distanti autorità devono decidere sui territori Comunali, come in Lombardia, con il piano cave. In quel caso (purtroppo, il nostro) le esigenze sentite e gli interessi malcelati delle lobbies più potenti finiscono inesorabilmente per danneggiare il territorio.
2) Si adotti a livello Nazionale una legge che imponga, come quando ragazzo vedevo le migliori pinete della Liguria distrutte dal fuoco, il cambiamento d’uso forzato del territorio colpito dai soliti furbetti:
– Bruci per costruire; in zona non si può più costruire per una generazione.
– Danneggi l’ambiente su un territorio che credi a tuo solo profitto; lo stesso lotto viene per legge destinato a riserva locale ambientale!
Seppelliamo la polemica costruendo il futuro che i nostri figli meritano, fatto di acqua e aria pulite, difese collettivamente dagli interessi di pochi influenti.
Da anni, come attivista ambientale in Etiopia, seguo progetti di parchi e meno serie battaglie contro abusivi vari.
-Laggiù é chiaro che mentre il Governo a parole difende l’ambiente, la gente per ignoranza lo distrugge.
-In Italia per contro la gente difende l’ambiente, ma alcuni politici e personaggi influenti ne fanno a volte riserva personale di profitto.
In Etiopia l’educazione e il supporto al Governo risolvono a volte la situazione, in Italia la sola trasparenza espone i responsabili a un efficace ludibrio che ha un chiaro, semplice e perfettamente efficace senso politico:
toccate l’ambiente, le risorse di tutti, non sarete rieletti.
Le cose da noi sono dunque assai più facilmente risolvibili, con l’aiuto della democrazia.
(1) Comunicazione personale, Alessandro Uggeri, consulente ASPEM Varese.
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