Tra dire e fare c’è di mezzo il mare

22 Maggio 2019

Egregio Direttore,
dunque, un altro immigrato cui era stato da pochissimo notificato un decreto di espulsione ha colpito ancora; a Mirandola, come una settimana fa a Roma, e prima ancora a Torino, in un elenco senza fine. Evidentemente qualcosa non funziona nel meccanismo dei rimpatri, ed è certamente fatto di non poco conto, di cui l’inquilino del Viminale dovrebbe essere direttamente responsabile.

Ma questa è purtroppo solo una parte del corposissimo problema sicurezza (altro esempio, quello recentissimo del ferimento della piccola Noemi a Napoli, frutto dell’ennesimo episodio di criminalità organizzata) che evidentemente, nonostante i quotidiani proclami del Ministro dell’Interno, è ben lungi non dico dall’essere risolto, ma pur solo affrontato in modo anche lontanamente adeguato.

Ricordo come per il primo “Decreto Sicurezza” (Dl 113/2018), a circa sei mesi dalla conversione, (come del resto per la gran parte di quanto legiferato da questo Governo), manchino ancora i relativi decreti attuativi (ben 16 su 17!) per renderlo pienamente operativo. Ed in tale confusionale contesto, a Roma si litiga da giorni sull’emanazione di un secondo “Decreto” nonostante il precedente, come abbiamo visto, sia rimasto a tutt’oggi quasi lettera morta.

Evidentemente è più facile perorare la propria immagine ed intercettare l’impetuosa richiesta di maggior sicurezza che sale dai cittadini a colpi di tweet, piuttosto che presentandosi all’opinione pubblica con dei risultati oggettivi e concreti, ahimè, molto ma molto più difficili da perseguire; in altri termini, mi sembra che il Ministro dell’Interno si stia esternando come se fosse all’opposizione, quasi che responsabilità di mancati rimpatri, navi che sbarcano in diretta e criminali che operano indisturbati, siano competenza di altri, come purtroppo sempre più spesso accade in questo sfortunato Paese.

Con osservanza.