Gli operai di Cardano, il passaggio di Gorbaciov e la scherzosa lettera in cirillico
2 Settembre 2022
Caro direttore,
non ricordo se il corteo di macchine andava verso Malpensa o veniva da Malpensa.
Comunque il vostro articolo mi ha fatto riaffiorare un episodio che trae appunto origine dal passaggio di Gorbaciov (d’ora in poi G.) lungo la via che porta all’aeroporto di Malpensa e, più precisamente, sulla via Giovanni XXIII a Cardano.
In questa via ha sede tuttora la ditta Galdabini dove in quel periodo lavoravo. L’annunciato passaggio di G. nella mattinata innescò discussioni dapprima tra i lavoratori e poi nel consiglio di fabbrica. Chi proponeva un’ora di fermo di tutta l’azienda, chi invece sosteneva la sua indifferenza al passaggio del premier russo. Alla fine si raggiunse un accordo con la direzione: chi avesse avuto intenzione di assistere al passaggio di G. avrebbe potuto prendere un’ora di permesso.
Al passaggio di G. e della moglie Raissa Gorbaciova si assieparono naturalmente ai cancelli della ditta non solo chi aveva chiesto il permesso ma buona parte delle maestranze. Non solo per vedere queste immense macchine nere e un corteo di autorità e forze dell’ordine, ma anche per rendere omaggio, credo, a una persona che stava tentando di dare una svolta di pace, disarmo e di progresso all’Unione Sovietica e al mondo tutto. Al brevissimo passaggio davanti ai cancelli della fabbrica i lavoratori risposero, chi con un applauso, chi sventolando delle improbabili bandiere rosse.
Mi ricordo che non vi furono i soliti e ripetuti litigi verbali tra i lavoratori di opposte fazioni politiche pronti alla continua polemica, solo qualche commento “peccato che non si sia fermato a salutarci“ oppure dagli irriducibili polemici “va dagli industriali a Milano e non si ferma dagli operai“. Comunque sia, in quella giorno e in quella via, era passata un pezzo di storia.
Questi commenti fecero venire un’idea a un gruppetto di giovani goliardici lavoratori.
Considerato che la nostra ditta lavorava anche per l’Unione Sovietica avevamo a disposizione della carta prestampata con diciture in cirillico che potevano ricondursi, almeno a occhi inesperti, a qualche ministero russo. Dopo qualche giorno dal passaggio facemmo scrivere una lettera in lingua russa con relativa traduzione in italiano in cui Gorbaciov ringraziava le maestranze della ditta Galdabini per il tributo arrecatogli e si rammaricava di non avere avuto il tempo di fermarsi per un saluto. Senza farci notare esponemmo la lettera nella bacheca delle comunicazioni aziendali e sindacali. I lavoratori all’uscita del lavoro per recarsi a timbrare restarono al momento meravigliati, chiaramente dopo poco si capi che la lettera non era veritiera e cosi ci furono dei sorrisi e qualche battuta.
Una lettera certo non vera ma avevamo interpretato forse un sentimento e un atteggiamento di un uomo di buona volontà.
Enrico Franzioni, cda della cooperativa Casa del Popolo di Cardano al Campo
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