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I politici devono pensare solo al bene comune ma l’esempio dovrebbe arrivare dal basso

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1 Ottobre 2024

Egregio Direttore,

Lo scorso 30 settembre all’inizio del Consiglio comunale di Varese Monsignor Luigi Panighetti, già stimato Prevosto di Varese, prima di lasciare la Città per la nuova destinazione di Milano Dergano ha salutato con un saggio intervento gli Amministratori pubblici e i politici locali: «Pensate sempre al bene comune nello svolgimento del vostro mandato», evidenziando la necessità di una classe dirigente all’altezza della difficile situazione attuale in cui si avverte una “stanchezza della democrazia” se non una “democrazia senza valori”, riprendendo la splendida enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti” che ci richiama fortemente al senso del “Bene comune”, già evocato da grandi filosofi quali Platone, Cicerone, Seneca e Tommaso d’Aquino.

Di fronte alla miseria, alla povertà e alla mediocrità culturale, intellettuale e morale della maggior parte della nostra attuale classe politica, la quale, soprattutto nella c.d. “Seconda Repubblica”, pensa prevalentemente ai propri interessi privati e personali, o comunque di parte, e non all’Interesse pubblico dello Stato e al Bene comune di tutti, desidero rappresentare alcune semplici ma efficaci riflessioni, purtroppo sempre attualissime, espresse dal Card. Gianfranco Ravasi, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, umanista tra i più colti al mondo, nel suo sapiente e profondo saggio “Le parole del mattino”.

Il Card. Ravasi richiama il grande filosofo Norberto Bobbio, che ammoniva: «La nostra democrazia è minata e i nostri rappresentanti mi fanno l’effetto di minatori incoscienti che si mettono a fumare sigarette in una miniera piena di grisou», evidenziando «Il rischio che fa correre a un’intera nazione l’impreparazione, la superficialità, l’incoscienza di una certa classe politica», e ricorda altresì le sferzanti ed efficacissime parole espresse dal grande giornalista Indro Montanelli: «Strano paese il nostro, colpisce i venditori abusivi di sigarette ma premia i venditori di fumo. Abbiamo un debole per i governanti che dicono quello che pensano. Solo vorremmo che ogni tanto pensassero a quello che dicono!».

In una semplice e autentica riflessione Giorgio La Pira, stimato giurista, politico e deputato della “Prima Repubblica”, membro dell’Assemblea Costituente, ci ricorda con saggezza, contro ogni semplicistico sentimento qualunquista e populista di arido individualismo e di vuota indifferenza nei confronti della vera “Politica” svolta sempre come servizio a favore dell’Interesse pubblico, del Bene comune, delle Istituzioni pubbliche e dello Stato democratico, inteso quale “Res Publica” e “Civitas”, che: “Non si dica quella solita frase poco seria che la politica è una cosa brutta! No, l’impegno politico è un impegno di sacrificio, di umanità e di santità, è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità”, infatti «Si deve porre l’interesse dello Stato sopra quelli personali, solo così lo Stato è ben governato. Non si devono cercare pretesti per violare l’equità né tentare sopraffazioni contro il bene comune». (Democrito di Abdera).

Probabilmente risulta un luogo comune parlare male dei nostri politici, anche se costituisce vera e concreta espressione della Democrazia poter criticare liberamente la nostra classe dirigente, «ma bisogna riconoscere che essi fanno di tutto per meritarselo. Mai come ai nostri giorni è confermato, soprattutto in Italia, il sospetto dello scrittore britannico Robert L. Stevenson, secondo il quale . Se è vero che ogni nazione ha i governanti che si merita, forse è il caso che l’onestà, il rigore, la preparazione, la serietà, la giustizia si affermino prima di tutto a partire dal basso» (Card. Gianfranco Ravasi).

Chiedendo scusa per il disturbo colgo l’occasione per rinnovare i miei più cordiali saluti.

Alberto Morandi
Laveno Mombello (VA)

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