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L’altro undici settembre

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5 Settembre 2004

Caro direttore,

La data dell’undici settembre è diventata, suo malgrado, evocativa dell’attentato terroristico alle Torri Gemelle, ma esiste un altro undici settembre, un’altra tragedia, né più né meno grave di quella newyorkese, perché non esistono unità di misura per la follia dell’uomo.

Mi riferisco al Cile dell’undici settembre 1973, il governo democraticamente eletto di Salvador Allende subisce un colpo di Stato, particolarmente intriso di violenza, da parte delle forze armate guidate dal generale Augusto Pinochet. Il presidente socialista Allende, assediato nel palazzo presidenziale de la Moneda, si da la morte piuttosto che cadere nelle mani dei golpisti. Migliaia di prigionieri vengono rinchiusi nello Stadio Nazionale e 1.800 dissidenti vengono uccisi nei primi giorni.

Riflettiamo su questo genocidio moderno, di cui se ne parla troppo poco condannando le vittime della pazzia dell’uomo all’oblio e quindi a una secondo morte. Salvador Allende, medico, socialista, fondatore di Unidad Popolar (intesa tra socialisti e comunisti), viene eletto Presidente nel 1971 e incomincia a mettere in atto la sua “terza via” per il Cile, la creazione di uno Stato socialista, attraverso riforme democratiche e procedure costituzionali, senza prendere come esempio né Cuba né il socialismo europeo, e senza imporre limitazioni alla libertà di stampa e di parola. Dimostrazioni della politica di Allende sono la nazionalizzazione delle miniere di rame, la riforma agraria che espropria le terre ai latifondisti, ma anche l’istruzione gratuita per tutti.

Diversamente dalle istanze di una parte della sinistra che voleva la “rivoluzione” attraverso la violenza e la lotta armata, la “terza via” del Presidente cileno era stata costruita partendo dalle regole della democrazia. Non voglio dire che la ricetta economica di Allende avrebbe funzionato, ma meritava di essere applicata poiché la coalizione di Unidad Popolar vinse regolarmente le elezioni, ma all’epoca c’era chi la pensava diversamente dal sottoscritto, e mise in atto il colpo di Stato dell’undici settembre.

Incominciarono così le torture, indicibili e aberranti, che dovettero subire gli oppositori del regime del generale Pinochet, un esercito torturatore e una polizia politica, con un accanimento diabolico, perseguitarono i dissidenti uccidendone migliaia. Non dimentichiamoci dei desaparecidos, e dei figli di questi, finiti nelle mani degli assassini dei propri genitori, una tragedia nella tragedia.

Questa mia lettera ha l’unico scopo di commemorare tutte le vittime dell’undici settembre, statunitensi o cilene che siano.

Concludo con le parole Luis Sepùlveda, scrittore cileno: “narrare è resistere”

Publio Aurelio Stazio

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