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La legge Bossi Fini? “Vi racconto quando gli albanesi eravamo noi”

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13 Ottobre 2004

Caro Direttore, un piccolo pensiero sulla lettera del consigliere Cerini della Lega.
Sono passati tanti anni da quando nel 1959 con la mia famiglia ci siamo trasferiti al nord Italia perchè nel sud si faceva la fame.
Ero bambino ed ho frequentato le scuole medie a Novara, ero il diverso perchè immigrato, i compagni di scuola mi guardavano con curiosità, abituato ad usare il dialetto calabrese facevo fatica a comprendere il loro, il mio italiano non era come il loro, ero lo straniero o meglio “il terrone” in senso dispregiativo.
Per noi non c’erano case, l’unica abitazione che riuscimmo ad ottenere era un’unica stanza nel cortile di una vecchia cascina lombarda con il bagno comune in cortile, il lavoro per noi era sempre il più disagiato, il più faticoso, il peggiore.
La stragrande maggioranza di noi , eravamo onesti lavoratori che si spostavano dalle zone di origine per bisogno( la fame è una brutta cosa), però come in tutte le famiglie esistevano le mele marce, ed allora come oggi , l’immigrato veniva visto dai “benpensanti” come colui che portava delinquenza, e come tale venivi trattato, è passato quasi mezzo secolo ma ancora oggi vi sono persone che sentono un bisogno viscerale di trovare continuamente “nemici da conbattere”.
Al sig. Cerini consiglio la lettura di un bellissimo libro di Giannantonio Stella “l’orda, quando gli albanesi eravamo noi”, non conosco le “origini” del nostro “puritano benpensante di oggi”, ma vorrei fargli capire che il nord italia è cambiato in meglio proprio con l’integrazione delle diverse culture regionali, è diventato , con Milano come simbolo, la capitale economica della nazione grazie anche al lavoro dei tantissimi “terroni” che vi hanno contribuito.
Differenti culture allora come oggi, integrandosi vicendevolmente , creano un mondo migliore, un mondo dove non vi sono “diversi”, dove non conta il colore della pelle, dove nessuno deve sentirsi di razza e cultura “superiore”.
La Bossi-Fini che lui difende con “lo spadone leghista” è una delle leggi più abberranti che un paese potesse concepire, criticata in tutto il mondo civile, eppure per i nostri “puritani benpensanti” è una ottima legge.
Mi viene il voltastomaco a pensare che qualcuno in tempi non lontanissimi considerava la Leganord come “una costola della sinistra”, e che ci sia ancora oggi chi lavora nell’ombra per improbabili accordi politici con la Lega e quindi con personaggi col “pensiero illuminato del nostro Cerini”.
Personaggi che stanno governando la nostra città con arroganza e mediocrità, dimenticando troppo spesso che la politica è una bellissima arte se usata con criterio, non si può governare sempre “contro” l’altra metà di chi non li ha votati.
La loro prossima battaglia sarà contro il velo islamico, altro esempio della loro chiusura mentale, convinti che con decreti ed ordinanze si cambino usi e costumi radicati da secoli.
Mi auguro, che chi ancora oggi rimpiange il periodo in cui un partito della sinistra varesina, appoggiò con un accordo contronatura, la giunta leghista in nome della governabilità, si renda conto che non è possibile nessun accordo con chi ci stà riportando indietro di secoli, addirittura all’impero romano (che dice il Cerini) “ingoblò popoli diversissimi” , usando (dico io) “lo spadone” e le guerre.
Viene logico pensare che non è un caso se lo spadone è il simbolo della Lega, vogliono ( dice il Cerini decantando l’impero romano) “inglobare popoli diversissimi ma coscienti di trovarsi di fronte una cultura forte cui adeguarsi,con la forza o con la volontà”, un bellissimo esempio di come si esporta la democrazia …..a senso unico.

Franco Zanellati

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