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La tolleranza e la differenza

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28 Settembre 2007

Egregio direttore,
non si insisterà mai abbastanza, al fine di non incorrere in equivoci perniciosi, sulla necessità di un uso semanticamente corretto di talune parole chiave e, quindi, sulla necessità di operare una rigorosa distinzione fra termini che (appaiono ma) non sono sinònimi. Resta sempre valido, infatti, l’ammonimento degli scolastici: “Distingue frequenter”.
Un esempio è quello della distinzione fra pluralismo e multiculturalismo: due posizioni culturali che hanno tratti comuni ma anche caratteri opposti. A questo proposito, è difficile non considerare miope la visione dei cattolici che hanno recato un ‘vulnus’ alla scuola pubblica per ottenere, violando lo spirito della Costituzione, il piatto di lenticchie della scuola privata finanziata dallo Stato.
La concezione settaria del ‘pluralismo tra le istituzioni’ è così prevalsa sulla concezione inclusiva, postulata fra l’altro dalla stessa Costituzione, del ‘pluralismo all’interno delle istituzioni’, laddove è doveroso osservare che la prima concezione conduce ad un falso pluralismo che sacrifica la ricchezza della diversità per affermare un modello culturale basato su un’identità di carattere integralistico, refrattaria al confronto. Tuttavia, se si considera che l’Islàm è da tempo la seconda religione esistente in Italia, il problema non riguarda tanto le scuole cattoliche, la cui funzione consiste nel formare un’élite che non accetta la scuola di massa, quanto, a partire dall’Islàm, le nuove religioni presenti in Italia, i cui rappresentanti hanno ora la possibilità, avanzando richieste analoghe, di allargare gli strappi prodotti nel tessuto della cittadinanza repubblicana dalla sconsiderata iniziativa dei cattolici. Come evitare, a questo punto, che nascano, a spese dello Stato, scuole coraniche improntate al più ottuso e fanatico dogmatismo?
In realtà, se si riflette sulla storia politica e culturale sia italiana che europea e se ne traggono le opportune lezioni, non è difficile comprendere che esiste un’alternativa al quadro fosco e opprimente dei ghetti etnico-religiosi, quale ci viene offerto dall’America di Bush. Tale alternativa è rappresentata dal pluralismo che si realizza in una scuola pubblica in cui, senza dare spazio all’intolleranza e all’esclusivismo di chi vorrebbe rafforzare la propria identità a spese della cittadinanza, sono rispettati tutti i valori religiosi, purché autentici e non in contrasto con la Costituzione. La presenza, in Europa, di quindici milioni di musulmani, che raddoppieranno nel giro di pochi anni, rende necessario il pluralismo e fa di esso l’unica soluzione idonea a favorire l’integrazione sociale, mentre il multiculturalismo spinge oggettivamente verso la ‘balcanizzazione’, ossia verso la creazione di isole autoreferenziali e tendenzialmente aggressive. In questo senso, occorre comprendere che la tolleranza rende possibile la differenza e la differenza rende necessaria la tolleranza.
Al ‘conflitto delle civiltà’ e allo scontro fra i fondamentalismi va perciò contrapposta, sul piano culturale, la rivalutazione del pluralismo, della tolleranza e del confronto, recuperando, oltre alla lezione di Erasmo da Rotterdam, di Michel de Montaigne e dei Lumi, la mirabile lezione di Einstein, il quale, quando gli fu richiesto di compilare il modulo di ingresso negli Stati Uniti, alla domanda su quale fosse la razza a cui apparteneva rispose: la razza umana.

Eros Barone

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