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Laicità e Integralismo

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15 Dicembre 2010

Gentile Direttore,
 
solo una breve riflessione, quasi di carattere etimologico, relativa a due termini oggi molto spesso utilizzati e a tratti impropriamente: laicità ed integralismo.
 Il termine ‘laico’, attraverso il latino, deriva da un vocabolo greco che significa, di fatto, ‘appartenente al popolo’, ‘legato alla sfera pubblica’. Il termine ‘integralista’, altresì, deriva i suoi diretti significati dal verbo ‘integrare’, nei sensi di unificare, complementare.
 I due termini, per quanto attiene il dibattito contemporaneo – perlomeno dalla costituzione degli Stati moderni – esprimono, in buona sostanza, un rapporto dicotomico nella considerazione delle relazioni tra politica e religione.
 Politicamente e socialmente, il laico è allora colui che rivendica un’autonomia decisionale della sfera politica rispetto a qualsiasi condizionamento o ingerenza di carattere religioso. È conquista antica della storia sociale e culturale europea che getta le sue radici, come ben noto, nella società e nella cultura del mondo greco in cui, anche urbanisticamente, il tempio e l’agorà (ossia la piazza principale della polis nella quale si svolgeva la vita pubblica) erano nettamente separate.
 L’espressione ha origini in ambito religioso e sta ad indicare un fedele che pero’ non ha ricevuto gli ordinamenti religiosi e che non appartiene a nessuna congregazione religiosa (nelle prime chiese cristiane esisteva anche una struttura architettonica precisa e delimitata – l’iconostasi – che separava fisicamente, appunto, il clero ed il popolo dei fedeli). Il laico, quindi, non è, necessariamente, un ateo, un agnostico od un materialista storico, ma è colui che è convinto – anche sulla scorta di una profonda fede religiosa – di dover garantire sempre la propria e l’altrui libertà di scelta ed azione in ambito politico e sociale rispetto a chi invece crede giusto sottomettere la propria e l’altrui libertà ai dettami di una religione.
 Il termine ‘laicità’ (laïcité) è uno dei concetti fondamentali della Costituzione francese, nella quale – all’articolo primo – la Francia è definita come ‘repubblica laica’ ("La France est une République, une, indivisible, laïque et sociale.") Ma anche la Costituzione italiana si concentra fortemente su questo concetto, messo in evidenza soprattutto negli articoli 7 e 8 (passim: art. 7: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani."; art. 8: "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.") La stessa Corte Costituzionale, nella sua sentenza numero 203 del 1989, definisce la laicità un "principio supremo dello Stato". La nostra Costituzione, quindi, tiene nettamente separati gli ambiti della politica e dello Stato da quelli della religione, garantisce la libertà religiosa (ed il diritto a non avere religioni) e la libertà di pensiero (art. 21, passim: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione."), negando alla religione maggioritaria del paese, quella cattolica, lo status di religione di stato (come al contrario accade in diversi paesi integralisti islamici).
 La laicità non detta quindi posizioni morali ovvero antireligiose, ma resta un principio di ‘agire suddiviso’ che consente a diverse posizioni ed a diverse visioni del mondo – sociali, politiche e religiose – di poter convivere nelle proprie autonomie senza scontri o frizioni.
 Al contrario, l’integralismo, come dice il termine stesso, esprime quella visione del mondo e della vita sociale e politica in base alla quale si intende applicare alla collettività ed alla vita pubblica e politica i principi ed i dogmi di una particolare religione o di un particolare testo sacro, appunto integrandoli. Allora le consuetudini, le azioni quotidiane, la politica, le tradizioni, le leggi dello stato vengono sottomesse ai precetti, alle norme ed ai tempi della religione, divenendo un tutt’uno entro il tessuto sociale.
 Tipica espressione dell’integralismo è quella di chi intende estendere a chiunque ed ovunque l’integrale applicazione dei propri precetti e delle proprie convinzioni religiose, anziché portarne una testimonianza all’interno delle sedi dedicate allo specifico culto religioso o in ambito comunitario e personale.
 Nell’auspicio che queste minime riflessioni possano essere utili per chiarire un poco le idee rispetto ad un tema molto, troppo spesso strumentalizzato e contribuire ad un dibattito più pacato e aderente ai fatti colgo l’occasione per porgere un
 
cordiale saluto
Marco Zocchi

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