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L’incidente, l’operazione, la riabilitazione e poi l’estenuante attesa. Racconto di un’odissea ospedaliera

infermiere di famiglia
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21 Gennaio 2025

Tutto inizia un lunedì soleggiato di febbraio 2020,dopo aver fatto al lavoro il mio solito turno mattutino come raccoglitore Aspem Ambiente ne approfitto della bella giornata di sole per un giro allenate in bicicletta in vista delle gare in calendario(poi revocare causa Covid) quando arrivo in rotonda a Besozzo dove parte la famosa “4 corsie” un simpatico signore sulla sessantina d’anni decide di stendermi in pieno causandomi la frattura mesocervicale del femore sinistro.

Nonostante fossero circa le 15:00 di pomeriggio e penso che l’impatto sia stato visto da parecchi utenti della strada, rimango sdraiato al suolo come fossi un birillo di plastica da schivare,dopo interminabili minuti fortunatamente si ferma una giovane ragazza infermiera per darmi conforto mentre il simpatico signore che mi aveva appena investito mi riempiva di insulti sempre benevoli verso i ciclisti e la sua unica preoccupazione era quella della sua ragione.

Ok l’impatto fortuna vuole è stato ripreso da una telecamera di paese quindi il simpatico signore verrà messo quasi subito a tacere dalle forze dell’ordine.
Portato tempestivamente in ospedale vengo operato d’urgenza nel tardo pomeriggio e mi ritrovo ricoverato con placca dhs con 2 viti, vite cefali a da 100mm più vite cannulata dentro il mio povero femore.
Ringrazio i dottori dell’ortopedia di Varese per la loro tempestività e del loro lavoro svolto fino ad ora.

Dopo 2 settimane di ospedale torno a casa e vado avanti con la riabilitazione dove però causa Covid appena scoppiato per aria tutti naturalmente mi consigliano di fare le cure a domicilio…e così farò.
Intanto perdo il posto di lavoro perché il contratto scade ed io in quel momento non ho i requisiti fisici per rientrare.
Le viti sotto consiglio dei dottori mi suggeriscono visto la mia giovane età (39 anni) di togliere entro e non oltre i 2 anni dall’intervento, quindi entro febbraio 2022, ma qui inizio a brancolare nel “buio sanitario italiano”.

Certo il periodo non aiuta certamente il Covid ha paralizzato tutto e tutti e all’ultima visita ortopedica di routine mi scrivono a penna un numero “amico” per eventuali solleciti di ricovero nel caso non vengo contattato per la rimozione dei mezzi di sintesi.
Ovviamente questo numero suonerà quasi sempre a vuoto per interminabili minuti e quelle poche volte che mi risponde l’operatore mi dicono chiaramente che il mio non è un intervento urgente è quindi ci sarà da aspettare più del dovuto.

Allora vista la situazione decido di fare una visita ortopedica privata pagata fior di quattrini e naturalmente mi ricevono quasi immediatamente ma finita la visita esco dall’ambulatorio con mio padre con una notizia quasi fuori dal comune… Praticamente i mezzi di sintesi che ho nel femore sono fuori produzione e in parole molto brutali manca il “cacciavite” per svitare…sempre più perplesso dalla mia situazione inizio a perdere le speranze ma lui mi assicura che fanno il possibile per togliere tutto.
Intanto il tempo passa non mi chiama nessuno e sui mezzi di sintesi inizia a formarsi il cosiddetto callo osseo.

Passa circa un anno e ricomincio a chiamare il famoso numero dato in precedenza all’ultima visita di routine e questa volta mi rispondono più di frequente, trovo una signora paziente nell’ascoltare e mi dice chiaramente che i tempi d’attesa sono molto lunghi e di prendere in considerazione un’altro ospedale, allora provo da un’altra parte rifaccio le mie visite ortopediche da capo e mi mettono in lista con priorità.
Passa più di un anno ma nulla da fare anche qua…non chiama nessuno…
Riprovo di nuovo con le chiamate a Varese dato che sono stato operato là e lei gentilmente mi dice sempre che bisogna aspettare…aspettare…

Poi dopo 4 anni e mezzo dall’incidente a settembre 2024 ricevo ben 2 chiamate lo stesso giorno da entrambi gli ospedali per gli esami preoperatori ed io incredulo come un bambino decido di andare a Varese.
Ok ho la data faccio esami preoperatori a meta settembre e forse riesco a mettere la parola fine a tutto… Passano 89 dei 90 giorni di validità degli esami e il 23 dicembre ricevo la chiamata dall’ospedale e mi chiedono se sarei disponibile per il ricovero il 30 dicembre alle 14:00 e l’intervento di rimozione fissato il 31 dicembre in mattinata.
Certo!! Accetto senza alcun ripensamento e non mi farò mica scappare questa occasione d’oro che mi propone la sanità italiana!! Capodanno alla fine è un giorno come un’altro…

Avviso per tempo il mio datore di lavoro e preparo la borsa per il capodanno alternativo quando il 30 dicembre ricevo una chiamata dal reparto in tarda mattinata dicendo che non hanno letti disponibili e quindi mi dovrò presentare direttamente il 31 dicembre alle ore 8:00.

Quasi non credo alla telefonata ricevuta e mi presento come nuovo accordo il 31 dicembre accompagnato dalla mia compagna per rifare gli esami preoperatori perché ormai scaduti e l’intervento in giornata.

Alle 7:50 siamo davanti alla porta del reparto e dopo più di un’ora d’attesa ci riceve un dottore dicendo che l’intervento in programma in giornata non si può assolutamente fare e sarà da fissare una nuova data…purtroppo nella notte è subentrata un’urgenza e il mio posto letto è di nuovo OUT!!

Non ho parole….ho perso quasi tutte le speranze…

Intanto riprendo il 2025 come se nulla fosse successo e quelle briciole di speranza fanno sì che dopo 5 anni dall’intervento il 16 gennaio vado in sala operatoria e mi levano tutto!!!

La mia lettera non è assolutamente un’accusa contro il personale medico e sono grato da paziente per il loro lavoro davvero straordinario che fanno tutti i giorni…ma da cittadino italiano rimango perplesso sulla situazione sanitaria Post Covid del nostro bel paese!

Buona vita a tutti!

Lettera firmata

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