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“Quella lettera del responsabile di Trenord un’offesa ai pendolari”

La protesta dei comitati pendolari
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3 Febbraio 2022

Gentilissima redazione di Varesenews,

vi scrivo dopo la ricezione della mail, qua inoltrata, direttamente dal responsabile delle comunicazioni di Trenord ai suoi abbonati. Una mail carica di rancore verso chi ha osato lamentarsi, o solo denunciare i disservizi del periodo, che solo in parte la pandemia può giustificare.

In questa mail, vengono snocciolati dati e numeri come se solo quello fosse l’importante. Migliorare gli indici e le percentuali, numeri che vanno su e numeri che vanno giù, numero di treni e onestamente bla bla bla… quello che questo gentilissimo signore sembra tendere a scordarsi è che stanno letteralmente giocando con la vita delle persone, queste, che per loro compaiono solo come numeri e statistiche posso garantire che tutte hanno un nome, una faccia e pure una vita che Trenord cerca di rendere impossibile.
Sembrano discorsi fatti da uno che nel suo ufficio è bello comodo su una poltrona e che a lavoro ci arriva comodamente con il SUV, mentre gli augurerei di andarci con Trenord, che ora mai da diverso tempo penso sia una delle cose peggiore da augurare a una persona.
Forse se viaggiasse anche lui con i treni, saprebbe cosa significa svegliarsi la mattina e sperare che il treno sia in orario o addirittura che passi, saprebbe cosa vuol dire uscire dal lavoro e subito concretizzare che la parte più facile della giornata è finita e ora in qualche modo devi riuscire a tornare a casa, domandandoti se il tuo treno stasera ci sarà o se come almeno una o più volte alla settimana viene cancellato all’ultimo minuto impedendoti di prendere prima un’alternativa valida o peggio ancora viene fatto partire da qualche stazione a caso lungo la tratta dove il treno manco ferma.
Saprebbe cosa vuol dire attendere la nuova flotta e nel mentre prendere i vecchi treni fatiscenti, dove spesso in diverse carrozze non va il riscaldamento in inverno o l’aria condizionata in estate dove spesso il treno è costretto a fare lunghe soste per rimediare a qualche guasto in corsa. Saprebbe cosa vuol dire rimanere alle 6.30 del mattino ad aspettare un treno con 30 minuti di ritardo o direttamente quello dopo con temperature proibitive e la sala d’attesa chiusa. Saprebbe anche tante altre cose che dall’alto dei suoi numeri e le statistiche non può sapere.
Poi la chiusura classica che accomuna tutte le aziende che offrono questo servizio, il rimpallo delle responsabilità. È il classico per un viaggiatore, nessuno ha mai una responsabilità, se chiedi a uno ti dice che la responsabilità non è sua ma di quell’altro, l’altro che è dell’altro ancora in un circuito infinito di rimpalli, tra aziende (Trenord e Trenitalia) o tra figure, che come unica fine ha solo il buon senso del viaggiatore, che per certezza ha che alla prossima risposta “non è colpa mia” potrebbe non essere più in grado di mandare giù il rospo e finire in carcere.
Il disservizio per la pandemia un viaggiatore lo può comprendere e organizzarsi se avvisato per tempo, ma tutto il resto è carro bestiame.

Un cittadino che ogni mese paga a Trenord una buona fetta del suo stipendio e in cambio ottiene solo disservizi.

Fabio Eberli

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