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Religione e scienza: la parola al premio Nobel Rubbia!

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3 Ottobre 2008

Egregio Direttore,
ho seguito con interesse il dibattito sul tema Religione e Scienza intercorso tra il signor Madasi ed il signor Cattaneo.
Personalmente non concordo con il signor Madasi quando sostiene che un non credente sia favorito nel capire le meccaniche che stanno alla base della religione. Sarebbe come dire che mia moglie, in virtù del suo totale
disinteresse per il mondo del pallone, sia la persona più qualificata ed idonea a commentare una partita di calcio e a stabilire l’esistenza o meno di un fuorigioco…
Per non incorrere in un simile errore, preferisco evitare di dire se, a mio giudizio o pre-giudizio, uno scienziato possa o meno essere credente. Credo invece molto più sensato riportare le parole del Premio Nobel Carlo Rubbia,
che, come tutti sanno, ha dato un contributo determinante allo sviluppo del progetto del Cern di Ginevra da cui è scaturito questo interessante dibattito.
“[…] La più grande forma di libertà è quella di potersi domandare da dove veniamo e dove andiamo. La libertà ti permette di porgere a te stesso la domanda in modo onesto e chiaro, ma calmo e sereno, in quanto non si tratta
di una domanda di emergenza. Non ha niente a che fare con quelle procedure d’urgenza che devi “sbrigare in caso di”. È troppo bella e profonda, per essere turbata da interessi immediati.
Il problema è iscritto nel nostro bagaglio intellettuale, che lo vogliamo o no. Non esiste forma di vita umana che non si sia posta questa domanda. E non c’è forma di società umana che non abbia cercato in qualche modo di darvi risposta. Il mancare a questo appuntamento è una perdita, una disumanizzazione, un meccanismo interno di autopunizione.
Quello che impressiona di più, della domanda, è la sua universalità. È comune a tutti.
[…] Credo che tutto ciò faccia parte di un nostro bagaglio etico, e penso che quello che conta sia il rispetto del nostro umanesimo, del nostro essere uomini. E poiché tutti noi pensiamo che il nostro essere uomini sia qualcosa
che ci mette al di sopra di tutti gli altri esseri viventi sulla terra, per forza dobbiamo anche pensare che siamo stati fatti ad immagine di qualcosa ancora più importante di noi. È difficile non crederci, quasi impossibile. È
addirittura inevitabile. Talmente inevitabile che penso sia scritto dentro di noi.
[…]La natura è costruita in maniera tale che non c’è dubbio che sia costruita così per un caso. Più uno studia i fenomeni della natura, più si convince profondamente di ciò. Esistono delle leggi naturali di una profondità e di una bellezza incredibili. Non si può pensare che tutto ciò
si riduca ad un accumulo di molecole. Lo scienziato in particolare, riconosce fondamentalmente l’esistenza di una legge che trascende, qualcosa che è al di fuori e che è immanente al meccanismo naturale. Riconosce che questo “qualcosa” ne è la causa, che tira le fila del sistema.
È un “qualcosa” che ci sfugge. Più ci guardi dentro, più capisci che non ha a che fare col caso.
[…] Il sentimento che prova un profano assistendo a un fenomeno naturale grandioso come un cielo pieno di stelle, un tramonto, l’immensità del mare, per uno scienziato è ancora più grande, in quanto respira qualcosa di
veramente perfetto nella sua struttura. Questa perfezione esiste, è nella profondità delle cose. Non è un’ombra, non è un’apparenza. C. Rubbia in E. Ferri, La tentazione di credere, Rizzoli, Milano, 1987, pag. 205

Il signor Madasi scrive: “ogni passo, piccolo o grande che sia, fatto dalla scienza, involontariamente demolisce un pezzetto di religione e costringe la medesima a valutare i propri enunciati, la scienza è la peggior nemica per
la fede”. Lo scienziato Carlo Rubbia non sembra dire l’esatto contrario? Concludo dicendo che forse per un “profano” come me e, suppongo, il signor Damasi è possibile ritenere che tutto sia nato per caso evitando così di affrontare con la dovuta onestà e serietà l’interrogativo da dove veniamo e dove andiamo. Non altrettanto può fare lo scienziato che studiando, senza
preconcetti, la struttura delle cose non può non respirarne la bellezza e la grandezza. Riconoscere questa perfezione è un dovere per tutti. Tentare di darGli un nome e un volto è il passo successivo.
Un cordiale saluto a lei, al signor Cattaneo e al signor Madasi

Fabio Zanin, Luino

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