Scuola e la demagogia del parlare d’altro
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16 Febbraio 2021
Egregio Direttore,
sono un insegnante in pensione e, attualmente, sono uno dei responsabili dei pensionati della Cisl dei Laghi, nata dalla unione dei territori di Como e Varese. In quanto insegnante sono rimasto negativamente sbalordito della proposta, attribuita a Draghi, di prolungare per tutto giugno l’anno scolastico.
Sono rimasto ancora più sbalordito del consenso acritico di quasi tutti i media, cartacei e non, consenso proprio di chi ignora e non conosce dal di dentro la scuola e la sua complessità. Addirittura qualcuno tra i miei colleghi sindacalisti mi ha scagliato addosso l’accusa che io praticherei la fin troppo facile politica nazionale del “benaltrismo”, cioè di parlare d’altro per non affrontare i veri problemi. Non sono, per fortuna, un politico di professione, uso spesso alla demagogia del “benaltrismo”!
Allora è il caso di osservare:
1. Il problema, cui l’allungamento dell’anno scolastico dovrebbe porre rimedio, in larga misura non esiste. In gran parte del Paese, sicuramente al centro nord, sia pure con fatica e con grande sacrificio da parte di docenti e studenti, alternando didattica in presenza e didattica a distanza, sono stati relativamente pochi i giorni persi di scuola, a causa della pandemia.
2. Non ci si rende poi conto che stravolgere l’anno scolastico ormai avanzato comporterebbe grandi problemi in relazione ai tempi dell’esame di stato, ai tempi del recupero dei debiti scolastici (una volta chiamati esami di riparazione), ai tempi anche dell’inizio del nuovo anno scolastico.
3. Si sottovaluta poi il problema degli organici, in quanto non tutto il personale (docenti e non docenti) è di ruolo o ha il contratto a tempo indeterminato, per cui potrebbe essere necessaria la ricerca affannosa di nuovo personale se scattasse l’allungamento dell’anno scolastico.
Ciò detto, concludo con la speranza che il governo che sta per nascere non agisca come qualsiasi governo del passato, non preoccupandosi cioè di investire risorse nella didattica, nella formazione dei docenti (e nei loro stipendi), nelle strutture fatiscenti, nei ritardi della informatizzazione e digitalizzazione degli stessi strumenti didattici e amministrativi, cioè nei veri problemi della nostra scuola. Le risorse del Recovery fund, che meglio chiameremmo “Next generation Eu”, se pensassimo di più alle nuove generazioni, dovrebbero proprio servire per rimediare, almeno in parte, ai ritardi del nostro Paese in fatto di formazione e di ricerca, quindi di scuola. Altro che “benaltrismo”!
Cordialmente
Mariuccio Bianchi
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Tre falsi problemi, per giustificare, da buon sindacalista difensore del “fannullonismo”, la mancanza di voglia degli insegnanti di lavorare 1 mese in più. E spiego il perchè:
1. Prolungare le scuole fino a giugno, significherebbe aggiungere all’anno scolastico 17 giorni (20 per chi frequenta anche al sabato) in totale, che se consideriamo una presenza in classe del 50 %, significa poco più di 1 settimana a studente, quindi sicuramente meno di quelli persi.
2. Gli esami di stato non sarebbero un problema. Basterebbe non prolungare l’anno per gli studenti delle quinte superiori e delle terze medie ma solo per tutti gli altri e gli esami si potrebbero tenere normalmente.
3. Il contratto di lavoro a tempo determinato può essere prolungato di 20 giorni con un banale decreto legge.
La vera motivazione, per cui i sindacati e gli insegnanti non vogliono prolungare l’anno, è solo quella di non voler lavorare a giugno.
Ricordo però a questi signori, che in quanto dipendenti statali, sono stati tra le categorie più fortunate (quando già lo sono più di altri, dato che sfido chiunque a chiedere al proprio datore di lavoro lo stesso numero di giorni di ferie pagate che gli insegnanti hanno in 1 anno), poichè mentre tutti i dipendenti privati perdevano il lavoro o nella migliore delle ipotesi finivano in cassa integrazione con lo stipendio ridotto, loro sono sempre e comunque stati retribuiti al 100%, lavorando da casa, con tutti i vantaggi, economici e non, che questo comporta (dalle minori spese per gli spostamenti in auto o con i mezzi, alla possibilità di poter rimanere a casa con i propri famigliari per più tempo).
Cari prof, se quest’anno non farete 3 mesi di ferie ma solo 2, non muore nessuno, ma magari molti ragazzi potranno colmare quelle piccole lacune che gli permetteranno di non avere debiti da recuperare a settembre. Visto che VI paghiamo e lo facciamo a pieno, abbiate almeno la decenza di non sindacare in merito.