Si scuseranno quelli del “Family day”?
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1 Marzo 2016
Negli ultimi giorni, con toni francamente supra le righe, si dibatte molto di quello che è a tutti gli effetti un fatto privato: la nascita di un bambino mediante maternità surrogata, voluto da una coppia omosessuale, uno dei cui compenenti è l’ex governatore della Puglia Niki Vendola.
Non voglio qui entrare nei temi, anche complessi, del giudizio sulla maternità surrogata, nè desidero più dello stretto necessario commentare la singola vicenda personale.
Credo però necessario segnalare un punto, oggettivo, che questa vicenda mette in luce e che ha un indiscutibile impatto sul nostro dibattito pubblico.
Poche settimane fa abbiamo assistito a un dibattito, sotto certi aspetti surreale, sulla cosiddetta “stepchild adoption”, in sostanza un meccanismo giuridico che consente a bambini che convivono con uno dei genitori e il suo nuovo partner di ottenere alcune minime garanzie di legge per la loro condizione: diritti ereditari, obbligo di tutela e assistenza dal genitore putativo e altre piccole cose di questo tipo.
Piccole cose ma importanti perché garantiscono al minore gradi di sicurezza e assistenza altrimenti non garantiti.
Nel dibattito sulla legge Cirinnà questi bambini si sono visti negare tali tutele sulla base di un argomento di per sè pretestuoso: la stepchild adoption avrebbe consentito la maternità surrogata (o “utero in affitto”, secondo il linguaggio più evocativo che alcuni paiono preferire).
Ora, il punto è facile da vedere: la legge Cirinnà ancora non esiste, anche quando esisterà non prevederà più l’adozione del figlio del partner. Ciononostante, la maternità surrogata non solo avviene comunque ma è anche molto probabile che Niki Vendola e il suo compagno potranno accedere anche alla stepchild adoption, dal momento che tale principio è essenzialmente un dato di tutela del minore e che una famiglia senza problemi economici può certamente affrontare l’iter giudiziario più lungo per vedersela riconosciuta.
In sostanza, ed esattamente come sostenevano i difensori del DDL Cirinnà e negavano violentemente i fautori del family day, il DDL Cirinnà non c’entrava nulla con l’utero in affitto.
Sulla base di questa bugia, in compenso, si è negato un diritto sacrosanto a molti bambini che, non avendo nulla a che vedere con la maternità surrogata, si trovano a vivere in famiglie che non sono in grado di affrontare un lungo iter giudiziario, spesso incerto, per ottenere il riconoscimento di diritti assolutamente ovvi.
Ora, io troverei assolutamente giustificato chiedere ai sostenitori del Family day di scusarsi per l’ingiusta punizione che sono riusciti a comminare a bambini incolpevoli ma, rendendomi conto che una simile richiesta sarebbe francamente eccessiva, mi limito alla stretta oggettività:
Dal momento che hanno mentito sulla stepchild adoption e lo hanno fatto così bene da riuscire a far cambiare la legge, sono pronti almeno a scusarsi per la menzogna? Ad ammettere che il tema era ed è, effettivamente, un altro?
Cordialmente,
Mauro Sabbadini
(Arci Varese e Comitato “Varese c’è)
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Da Libernazione….
Se crediamo che un vero leader guidi non con le parole ma con l’esempio, Nichi Vendola, in queste ore, si è manifestato come leader più che in tutta la sua precedente carriera politica.
La nascita del figlio del proprio compagno, avvenuta grazie alla maternità surrogata, è, appunto, il perfetto esempio del fatto che, in un (mi scuso per i termini) “mondo globalizzato”, una legislazione restrittiva ha effetto solo su chi non può permettersi di aggirarla andando all’estero.
Perché sia chiaro a tutti che Vendola e il suo compagno non hanno violato alcuna legge visto che a) la normativa americana concede e regolamenta la gestazione conto terzi e b) il padre biologico del bambino è il compagno di Vendola (di cittadinanza canadese). Esattamente come tutti coloro che vanno a prostitute in Olanda, ad abortire in Svizzera, a fare la fecondazione assistita in Spagna e a suicidarsi (di nuovo) in Svizzera. Tutto questo in totale sicurezza fisica e sanitaria, con il necessario conforto psicologico e, sopratutto, in un clima di perfetta normalità lontana anni luce dagli inquisitori da operetta di casa nostra.
E invece i poveri si attaccano al cazzo (scusate per la parola “poveri”, so che non siete abituati): le loro prostitute sono delle schiave, farsi le canne arricchisce la mafia, l’aborto si fa nei cassonetti o in casa di qualche macellaio (a proposito, sapevate che il governo ha depenalizzato l’aborto clandestino ma ha alzato la sanzione amministrativa da 51 a 5000 euro PER LA GESTANTE?), se non puoi avere figli prendi il numeretto e aspetti (e aspetti, e aspetti, e aspetti), e se sei inchiodato al letto non preoccuparti che qualcuno ti porterà da bere anche se non vuoi.
Metteteci anche che se puoi permetterti passaporto e albergo qualsiasi paese al mondo ti accoglierà a braccia aperte* ma se per caso non è così ti aspettano recinzioni e mazzate.
Quindi grazie mille Nichi: ci hai dimostrato meglio di chiunque altro che l’Italia non discrimina in base a religione, razza, nazionalità o orientamento sessuale ma solo in base al censo. Mi sa che è la cosa più di sinistra che hai fatto in vita tua.
*per modo di dire: mia moglie, cittadina russa trasferitasi in Italia per motivi di lavoro all’interno della stessa azienda multinazionale, è dovuta andare una volta l’anno qui per farsi prendere le impronte digitali nell’evenienza che accoltelli qualcuno.