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Storie di pendolari e di onestà

nuovo biglietto trenord
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2 Febbraio 2024

C’era una volta una pendolare che da 14 anni e 1 mese pagava l’abbonamento. Ogni mese, il primo giorno. A volte qualche giorno prima della scadenza perché “non si sa mai!”. E lo pagava a prescindere dall’inesistente qualità del servizio ricevuto. Pagava per i ritardi, per la vita che il servizio pubblico le sottraeva ogni giorno, pagava i treni soppressi, quelli inesistenti. Pagava i mezzi affollati. Pagava per tutti quelli che vedeva non pagare, pagava per quelli che saltavano il tornello o per quello che passavano in due. Pagava gli aumenti ingiustificati. Pagava per onestà e senso civico.

C’è una mattina di febbraio e dopo 14 anni e 1 mese di abbonamento sempre pagato, la pendolare si accorge di aver dimenticato l’abbandono appena rinnovato, a casa. Per la prima volta nella sua vita. E quel maledetto senso civico e di onestà la facevano sentire terribilmente in difetto. Eppure aveva pagato! Non stava usufruendo gratuitamente e furbescamente di un servizio pubblico. Aveva solo dimenticato, dopo un’infinita giornata di lavoro, una tessera nella tasca di una giacca diversa da quella che aveva frettolosamente indossato questa mattina.

Poteva dimostrare di aver pagato l’abbonamento di febbraio. Aveva lo scontrino, aveva la ricevuta del pagamento, aveva la tessera digitale caricata sullo smartphone. Aveva soprattutto la coscienza pulita.

Questa mattina di febbraio, consapevole di avere un abbonamento fresco di rinnovo, la pendolare si reca in una biglietteria Trenord e ammette la sua colpevolezza, quella di avere solo dimenticato la tessera a casa.

L’onestà in questo paese si paga. Non paga chi sbaglia, chi ruba, chi viaggia gratis, chi salta il tornello. Non paga nemmeno chi ti sopprime i treni, chi ogni giorno ti fa arrivare in ritardo, chi ti condiziona le giornate, i mesi, la vita.
“Sono 10 euro e 40 centesimi”. Il prezzo dell’onestà.

Serena

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