Sulla realtà della Strada Provinciale 1 e delle opere pubbliche in Italia

4 Febbraio 2024
Egregio direttore,
sto seguendo con attenzione la “telenovela” della Strada Provinciale n. 1, con particolare riferimento all’autovelox posto all’altezza di Buguggiate. Riassumendo in quel tratto, monitorato da apposita strumentazione elettronica, c’era un limite di velocità di 90 Km/h orari, dal mio punto di vista anche congruo per il tipo di strada, recentemente abbassato a 70 Km/h, non tanto per motivi di sicurezza, ma per far fronte all’inquinamento acustico lamentato dai residenti nelle abitazioni limitrofe. Conseguentemente molti automobilisti, vuoi per abitudine, vuoi per distrazione (personalmente percorro abbastanza quella strada, e, vedendo la segnaletica, non ho mai rimediato sanzioni), sono incappati nell’infrazione al nuovo limite, con relativa multa. Tuttavia sembra che anche l’attuale limite ribassato non abbia risolto il problema del rumore generato dal traffico, tant’è che si è anche prospettato un progetto di “interramento” dell’arteria stradale.
Ma a mio avviso per comprendere meglio questa problematica è necessario riflettere sul quadro generale inerente la metodologia con la quale nel nostro paese vengono realizzate e gestite le opere pubbliche/infrastrutture. Perché purtroppo ritengo che in Italia, e parlo dell’intero paese, visto che non vedo grandi differenze tra le varie aree territoriali in questo caso, permangono gravi ed impattanti difetti endemici, della serie: a) i progetti delle infrastrutture/opere pubbliche vengono quasi sempre avviati già in ritardo rispetto a quando le esigenze delle medesime si manifestano; b) spesso si hanno dei tempi di realizzazione “biblici”, con relativo corollario di intoppi “burocratici” ed anche “giudiziari”; c) tante volte queste opere giungono a conclusione per così dire “tagliate”, “monche”, se non già superate dalla realtà; d) ogni tanto neanche arrivano alla conclusione.
Esempi in tal senso si possono tranquillamente trovare sul nostro territorio, dalla realizzazione della ferrovia Arcisate-Stabio, dalla “fantomatica” Pedemontana, attesa da ormai 40 anni, che forse sarà completata, con “tagli” rispetto a quanto previsto in origine, per le prossime olimpiadi invernali di Milano-Cortina, al progetto ferroviario denominato “Alptransit”, finanche all’evoluzione/sviluppo dell’aeroporto di Malpensa.
E sfortunatamente una delle “storture” che ho citato in precedenza, cioè l’avviamento dell’iter di realizzazione delle opere già in ritardo rispetto al manifestarsi delle esigenze delle stesse, comporta a mio avviso una grave conseguenza successiva, nella quale probabilmente rientrano le problematiche della Strada Provinciale n. 1. Cioè che queste opere messe in cantiere già in ritardo, finiscono anche per essere realizzate letteralmente sulla “testa” delle persone fisiche e/o giuridiche che vivono, lavorano ed hanno proprietà sul territorio di interesse. Infatti la domanda che mi pongo sul caso specifico è: “E’ venuta prima la Strada Provinciale in questione, e poi sono arrivati gli immobili nelle adiacenze, oppure è stato il contrario?”
Perché nel primo caso bisognerebbe puntare eventualmente il dito sulle amministrazioni locali, cioè comunali, che hanno consentito, magari mediante cambi di destinazione d’uso ad hoc, di costruire nelle vicinanze della strada stessa (poi anche coloro che hanno acquistato in quella zona un po’ più di attenzione potevano prestarla), mentre nel secondo caso sarebbero responsabili quelle amministrazioni, locali o altro, che hanno realizzato l’opera nel bel mezzo di abitazioni e altre attività, magari con la scusa di un interesse collettivo, che poi alla fine è più un onere in tutti i sensi per il collettivo…
L’occasione è gradita per porgere i migliori saluti,
Giuliano Guerrieri
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