Bardello merita questa Fusione?
Il futuro di Bardello affidato ad un dépliant. E’ questo l’epilogo dopo sette anni di Unione Ovest Lago di Varese con Bregano e Malgesso consacrata alla Fusione. Una Unione che a Bardello era stata voluta, o subita, da una nuova amministrazione nata più dalla necessità di amministrare una strada che un intero paese. Composta da persone rispettabilissime, ma, in quel periodo, tutte alla loro prima esperienza amministrativa e ancora inconsapevoli di quello che i loro concittadini gli avevano affidato d’amministrare. Probabilmente il trovarsi di fronte ad una realtà fino a quel momento sconosciuta, o quanto meno diversa da quella che si aspettavano (è sempre più facile criticare che fare), e comunque costretti ad affrontarla per salvaguardare quello per cui erano scesi in campo, li ha indotti a inseguire chi aveva visto nella loro ingenua inesperienza l’inaspettata occasione per risolvere (con l’Unione) i problemi del proprio comune. Una Unione che non ci ha mai visti protagonisti, ma piuttosto accondiscendenti alle decisioni altrui. L’aver stabilito fin dall’inizio che Bardello fosse l’ultima, dopo Bregano e Malgesso, ad avere la presidenza dell’Unione è un emblematico esempio, insieme alla cessione di uffici e personale, del ruolo secondario e defilato che i nostri amministratori hanno avuto (o voluto tenere) nella formazione e gestione del nuovo ente. Il risultato è stato che i bardellesi, per avere quei presunti vantaggi di cui però hanno potuto godere tutti, e qualcun altro anche di più, sono stati improvvisamente costretti (costretti perché nessuno glielo aveva chiesto), diversamente da altri, a rinunciare a tutto quello che per decenni avevano avuto nel centro del proprio paese. Anche le pompose promesse di migliori servizi che con economie di scala e un presunto maggior peso contrattuale dell’Unione avrebbero dovuto migliorare la vita dei cittadini e ridurre il peso delle tasse, promesse utilizzate anche per edulcorare il sacrificio del proprio comune, in questi sette anni non sembrano aver avuto un concreto riscontro nella realtà.
In questo contesto oggi ci viene proposto con il referendum la scelta di trasformare o meno l’Unione in Fusione. Una scelta che potrebbe segnare il futuro amministrativo, ma non solo, di Bardello e degli altri due comuni; resa ancora più importante dal fatto che la Fusione dei comuni è di fatto irreversibile: infatti, in caso di ripensamenti futuri, la legge non consentirebbe più di ritornare al proprio comune. Eppure siamo arrivati a pochi giorni dal referendum in un clima ovattato e pieno di silenzi, come se la Fusione riguardasse altri comuni: nessun serio coinvolgimento dei cittadini e completa assenza di quei confronti utili per la formazione di una opinione personale e possibilmente libera da condizionamenti e interessamenti altrui. Gli unici incontri, uno solo per ciascun comune, convocati soprattutto perché obbligati dalla procedura per ottenere il referendum, anche per la poca pubblicità ricevuta, hanno visto la partecipazione di pochi cittadini.
E così la maggior parte delle persone ha saputo del referendum sulla Fusione da un minuscolo e asettico, oltre che incontestabile, dépliant trovato nella cassetta delle lettere, in cui sono illustrate sinteticamente le fortune future che potremmo avere votandola; oppure attraverso quei personaggi che programmati come robot girano il paese ripetendo, a volte senza conoscerne a fondo il significato, quello che gli è stato detto di dire.
Indubbiamente le limitazioni imposte dall’epidemia di Covid hanno reso difficile ai nostri amministratori la pianificazione di incontri il più possibile partecipati, in cui spiegare direttamente ai cittadini la scelta della Fusione e rispondere a eventuali dubbi, perplessità o critiche; come peraltro è stato impedito anche a chi avesse avuto l’intenzione di organizzare altrettanti incontri per spiegare la contrarietà ad una Unione e Fusione strutturata in questo modo.
L’aver proposto il referendum proprio in un periodo particolare come questo in cui è difficile se non impossibile coinvolgere la maggior parte dei cittadini su un argomento che riguarda il futuro del loro paese, può far nascere il dubbio che sia stata, invece, un buona occasione per evitare discussioni e contrapposizioni che avrebbero potuto ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo Fusione. E mentre le belle promesse esposte nel dépliant trovato nella cassetta delle lettere solo in futuro le potremo vedere confermate o meno, quello che all’indomani del referendum potrebbe essere certo con l’eventuale Fusione sarà, per alcuni il definitivo consolidamento di quello che con tanta facilità hanno ottenuto, per altri la possibilità di soddisfare finalmente l’impaziente ambizione di governarla, per altri ancora probabilmente l’occasione per defilarsi e lasciare l’onere di amministrare quello che rimane del proprio comune a chi verrà.
Ma Bardello merita una Fusione fatta e proposta in questo modo? Forse si, se si considera che diversi cittadini di Bardello, a ragione o torto, per un cambio di viabilità avevano protestato, manifestato, coinvolto giornali e televisioni e appeso per mesi lenzuola di protesta su una intera via, ma nel momento in cui gli è stato portato via l’intero comune il silenzio e l’indifferenza sono di nuovo calati su Bardello. E allora…, buon referendum a tutti!
Bardello merita questa Fusione?
Il futuro di Bardello affidato ad un dépliant. E’ questo l’epilogo dopo sette anni di Unione Ovest Lago di Varese con Bregano e Malgesso consacrata alla Fusione. Una Unione che a Bardello era stata voluta, o subita, da una nuova amministrazione nata più dalla necessità di amministrare una strada che un intero paese. Composta da persone rispettabilissime, ma, in quel periodo, tutte alla loro prima esperienza amministrativa e ancora inconsapevoli di quello che i loro concittadini gli avevano affidato d’amministrare. Probabilmente il trovarsi di fronte ad una realtà fino a quel momento sconosciuta, o quanto meno diversa da quella che si aspettavano (è sempre più facile criticare che fare), e comunque costretti ad affrontarla per salvaguardare quello per cui erano scesi in campo, li ha indotti a inseguire chi aveva visto nella loro ingenua inesperienza l’inaspettata occasione per risolvere (con l’Unione) i problemi del proprio comune. Una Unione che non ci ha mai visti protagonisti, ma piuttosto accondiscendenti alle decisioni altrui. L’aver stabilito fin dall’inizio che Bardello fosse l’ultima, dopo Bregano e Malgesso, ad avere la presidenza dell’Unione è un emblematico esempio, insieme alla cessione di uffici e personale, del ruolo secondario e defilato che i nostri amministratori hanno avuto (o voluto tenere) nella formazione e gestione del nuovo ente. Il risultato è stato che i bardellesi, per avere quei presunti vantaggi di cui però hanno potuto godere tutti, e qualcun altro anche di più, sono stati improvvisamente costretti (costretti perché nessuno glielo aveva chiesto), diversamente da altri, a rinunciare a tutto quello che per decenni avevano avuto nel centro del proprio paese. Anche le pompose promesse di migliori servizi che con economie di scala e un presunto maggior peso contrattuale dell’Unione avrebbero dovuto migliorare la vita dei cittadini e ridurre il peso delle tasse, promesse utilizzate anche per edulcorare il sacrificio del proprio comune, in questi sette anni non sembrano aver avuto un concreto riscontro nella realtà.
In questo contesto oggi ci viene proposto con il referendum la scelta di trasformare o meno l’Unione in Fusione. Una scelta che potrebbe segnare il futuro amministrativo, ma non solo, di Bardello e degli altri due comuni; resa ancora più importante dal fatto che la Fusione dei comuni è di fatto irreversibile: infatti, in caso di ripensamenti futuri, la legge non consentirebbe più di ritornare al proprio comune. Eppure siamo arrivati a pochi giorni dal referendum in un clima ovattato e pieno di silenzi, come se la Fusione riguardasse altri comuni: nessun serio coinvolgimento dei cittadini e completa assenza di quei confronti utili per la formazione di una opinione personale e possibilmente libera da condizionamenti e interessamenti altrui. Gli unici incontri, uno solo per ciascun comune, convocati soprattutto perché obbligati dalla procedura per ottenere il referendum, anche per la poca pubblicità ricevuta, hanno visto la partecipazione di pochi cittadini.
E così la maggior parte delle persone ha saputo del referendum sulla Fusione da un minuscolo e asettico, oltre che incontestabile, dépliant trovato nella cassetta delle lettere, in cui sono illustrate sinteticamente le fortune future che potremmo avere votandola; oppure attraverso quei personaggi che programmati come robot girano il paese ripetendo, a volte senza conoscerne a fondo il significato, quello che gli è stato detto di dire.
Indubbiamente le limitazioni imposte dall’epidemia di Covid hanno reso difficile ai nostri amministratori la pianificazione di incontri il più possibile partecipati, in cui spiegare direttamente ai cittadini la scelta della Fusione e rispondere a eventuali dubbi, perplessità o critiche; come peraltro è stato impedito anche a chi avesse avuto l’intenzione di organizzare altrettanti incontri per spiegare la contrarietà ad una Unione e Fusione strutturata in questo modo.
L’aver proposto il referendum proprio in un periodo particolare come questo in cui è difficile se non impossibile coinvolgere la maggior parte dei cittadini su un argomento che riguarda il futuro del loro paese, può far nascere il dubbio che sia stata, invece, un buona occasione per evitare discussioni e contrapposizioni che avrebbero potuto ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo Fusione. E mentre le belle promesse esposte nel dépliant trovato nella cassetta delle lettere solo in futuro le potremo vedere confermate o meno, quello che all’indomani del referendum potrebbe essere certo con l’eventuale Fusione sarà, per alcuni il definitivo consolidamento di quello che con tanta facilità hanno ottenuto, per altri la possibilità di soddisfare finalmente l’impaziente ambizione di governarla, per altri ancora probabilmente l’occasione per defilarsi e lasciare l’onere di amministrare quello che rimane del proprio comune a chi verrà.
Ma Bardello merita una Fusione fatta e proposta in questo modo? Forse si, se si considera che diversi cittadini di Bardello, a ragione o torto, per un cambio di viabilità avevano protestato, manifestato, coinvolto giornali e televisioni e appeso per mesi lenzuola di protesta su una intera via, ma nel momento in cui gli è stato portato via l’intero comune il silenzio e l’indifferenza sono di nuovo calati su Bardello. E allora…, buon referendum a tutti!
Di Donato Emilio
cittadino di Bardello
in Cittadini chiamati a decidere la fusione di Bardello con Malgesso e Bregano