Premetto che mi chiamo Filippo Bianchetti, perchè non condivido questo tipo di messaggistica anonima, che permette a chi interviene pubblicamente di non assumersi la responsabilità di quello che afferma. Rispondo sul tema “Medici di base che fuggono in pensione” anche in anticipo sull’ età del massimo economico raggiungibile, come me (un anno abbondante di anticipo). No, non è perchè siamo ricchi; è perchè siamo stanchi di sostenere un crescente livello di difficoltà nel gestire la cura dei nostri assistiti (la difficoltà cresce per vari motivi, ma questo non è il luogo per esporli) a fronte di una gestione della sanità pubblica che pare volutamente indirizzata a sabotare la stessa. L’ inefficienza, l’ incuria, la spinta al privato, la moltiplicazione di obblighi burocratici per i cittadini che abbisognano di assistenza e non di faticosa carità, sono sotto gli occhi di tutti. Il medico di base si trova da solo a fronteggiare le vere necessità della popolazione (che conosce meglio di tutti), scontrandosi -e scornandosi- contro un muro di no, di sempre meno, di ostacoli di ogni tipo, di mistificazioni. Vai sul sito, per avere maggiori informazioni, ti dicono per mascherare il fatto che il personale non c’ è più, o non ha tempo perchè ridotto al minimo; ci vai, sul sito, e cosa trovi? Una bella facciata, dietro alla quale invariabilmente è celato il nulla. I servizi non ci sono più, o sono appaltati a cooperative (con operatori irraggiungibili, che cambiano di continuo), o si pagano e basta. Il medico di base prescrive ciò che ritiene opportuno, facendo virtuosismi per azzeccare la giusta esenzione ticket ed evitare le tante trappole predisposte da ragionieri ed azzeccagarbugli, e non va mai bene; i pazienti sempre più spesso tornano, inferociti, perchè diventa colpa del medico se agli sportelli ci sono sempre più spesso rigidità aministrative insuperabili. Politici ed amministratori, mandanti ed esecutori di questa macelleria sociale, se ne stanno ben distanti, appartati, e mettono noi operatori sanitari (anche i medici ospedalieri ed il personale amministrativo) in trincea con l’ elmetto ad affrontare la realtà. E se il sistema ancora un pò tiene è solo perchè ci sono ancora sanitari coscienti e responsabili verso chi ha bisogno, a prescindere dalle ore in più, dagli stipendi fermi, dalle assunzioni mancate, dai pensionamenti non avvicendati. Te ne vai con amarezza, deluso, dopo aver passato in solitudine 40 anni di professione a lottare nel tuo piccolo per una sanità giusta, equa, efficace, appropriata. E senza un grazie, anzi, da parte dell’ ente per cui, nonostante tutto, hai lavorato.
Premetto che mi chiamo Filippo Bianchetti, perchè non condivido questo tipo di messaggistica anonima, che permette a chi interviene pubblicamente di non assumersi la responsabilità di quello che afferma. Rispondo sul tema “Medici di base che fuggono in pensione” anche in anticipo sull’ età del massimo economico raggiungibile, come me (un anno abbondante di anticipo). No, non è perchè siamo ricchi; è perchè siamo stanchi di sostenere un crescente livello di difficoltà nel gestire la cura dei nostri assistiti (la difficoltà cresce per vari motivi, ma questo non è il luogo per esporli) a fronte di una gestione della sanità pubblica che pare volutamente indirizzata a sabotare la stessa. L’ inefficienza, l’ incuria, la spinta al privato, la moltiplicazione di obblighi burocratici per i cittadini che abbisognano di assistenza e non di faticosa carità, sono sotto gli occhi di tutti. Il medico di base si trova da solo a fronteggiare le vere necessità della popolazione (che conosce meglio di tutti), scontrandosi -e scornandosi- contro un muro di no, di sempre meno, di ostacoli di ogni tipo, di mistificazioni. Vai sul sito, per avere maggiori informazioni, ti dicono per mascherare il fatto che il personale non c’ è più, o non ha tempo perchè ridotto al minimo; ci vai, sul sito, e cosa trovi? Una bella facciata, dietro alla quale invariabilmente è celato il nulla. I servizi non ci sono più, o sono appaltati a cooperative (con operatori irraggiungibili, che cambiano di continuo), o si pagano e basta. Il medico di base prescrive ciò che ritiene opportuno, facendo virtuosismi per azzeccare la giusta esenzione ticket ed evitare le tante trappole predisposte da ragionieri ed azzeccagarbugli, e non va mai bene; i pazienti sempre più spesso tornano, inferociti, perchè diventa colpa del medico se agli sportelli ci sono sempre più spesso rigidità aministrative insuperabili. Politici ed amministratori, mandanti ed esecutori di questa macelleria sociale, se ne stanno ben distanti, appartati, e mettono noi operatori sanitari (anche i medici ospedalieri ed il personale amministrativo) in trincea con l’ elmetto ad affrontare la realtà. E se il sistema ancora un pò tiene è solo perchè ci sono ancora sanitari coscienti e responsabili verso chi ha bisogno, a prescindere dalle ore in più, dagli stipendi fermi, dalle assunzioni mancate, dai pensionamenti non avvicendati. Te ne vai con amarezza, deluso, dopo aver passato in solitudine 40 anni di professione a lottare nel tuo piccolo per una sanità giusta, equa, efficace, appropriata. E senza un grazie, anzi, da parte dell’ ente per cui, nonostante tutto, hai lavorato.
in Un altro medico di famiglia va in pensione. Per “motivi burocratici”