Fiume di firme per la “Carta” dei diritti
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13 Giugno 2016
Da Sesto Calende a Busto Arsizio, da Besozzo a Gallarate, continua la raccolta firme in provincia di Varese promossa dalla Cgil per la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare: «Carta dei Diritti Universali del Lavoro ovvero nuovo Statuto di tutte le Lavoratrici e di tutti i Lavoratori». Il nuovo statuto è diviso in tre parti: princìpi universali, norme di legge che danno efficacia generale alla contrattazione e codificano democrazia e rappresentanza per tutti, riscrittura dei contratti di lavoro.
«Lo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e la contrattazione inclusiva – spiega Umberto Colombo segretario provinciale della Cgil – sono i pilastri di una strategia che vuole rispondere alle disuguaglianze crescenti nel mondo del lavoro con lo strumento proprio di un sindacato. Il primo si fa carico di riscrivere il diritto del lavoro ricostruendone i princìpi di derivazione costituzionale sui quali fondare una carta dei diritti per tutti i lavoratori, la seconda, cioè la contrattazione, ne dà effettività. La contrattazione inclusiva è una scelta precisa perché affida alla contrattazione il compito di includere i soggetti che oggi ne sono esclusi, che siano i precari o i lavoratori degli appalti, che siano i lavoratori di diverse aziende di uno stesso sito o di una filiera, il principio è sempre lo stesso: avvicinare attraverso la contrattazione i trattamenti e le condizioni di lavoro, cancellando disuguaglianze e divisioni tra lavoratori».
Oggi la separazione tra garantiti e non garantiti assume tante sfumature. La contrattazione inclusiva, secondo la Cgil, può avvicinare condizioni diverse e trovare risposte ai bisogni di chi lavora, ma ci sono diritti soggettivi che vanno resi universali ed indisponibili alle deroghe e soprattutto estesi a tutti. Ecco perché la proposta di una “Carta” fatta di princìpi di rango costituzionale affinché, come fu per la legge 300/70, la “Costituzione entri nei luoghi di lavoro, riconoscendo diritti a chi ne è escluso”. Ma occorre anche una legge, un Nuovo Statuto dei Diritti delle Lavoratrici e dei Lavoratori che riscriva il Diritto del lavoro, rovesciando l’idea che sia l’impresa, che rappresenta il soggetto più forte, a determinare le condizioni di chi lavora, cioè del soggetto più debole.