Molti definiscono le bocce un gioco ed è un errore. Semmai, è anche un gioco, come lo sono il calcio, il basket o il volley. Praticare lo sport delle bocce richiede precise qualità atletiche, capacità di concentrazione, precisione e coordinamento. La sua dimensione popolare e in alcuni casi conviviale lo ha fatto percepire come un semplice gioco, mentre in realtà è molto di più. Questo sport, come insegna Roberto Bramani Araldi, racchiude più dimensioni: da quella sportiva a quella sociale, da quella ludica a quella terapeutica, che ritrovano la loro unità in un ipotetico Regno, quello delle bocce, appunto. Un regno senza sudditi, ma con tanti protagonisti: celebrati campioni internazionali, amatori ad oltranza e dilettanti ben organizzati che raramente vanno allo sbaraglio. Una tradizione sportiva che si perpetua di generazione in generazione dalle spiagge estive ai campi dei vari circoli. Oggi un po’ in difficoltà, come altre discipline, ma ancora in grado di mobilitare la partecipazione e l’entusiasmo di intere comunità.

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Bocce: a Varese delegato o commissario?

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