Varese 9 maggio -  Le esigenze della provincia e il potere dei parlamentari, le ambizioni di sviluppo e gli ingranaggi della macchina politica: i due schieramenti si confrontano su esigenze e progetti. Il Centrosinistra attacca la Lega sul suo tradizionale terreno: il federalismo.
La sfida dei due Poli: restituire fiducia agli elettori

forum.jpg (11954 byte)Due a due. Questi i numeri dell'incontro organizzato dal giornale a pochi giorni dalle consultazioni elettorali. Da una parte i parlamentari uscenti, entrambi della Casa della libertà: il senatore Piero Pellicini di An e il deputato Giancarlo Giorgetti della Lega nord. Il primo è candidato nel collegio senatoriale di Varese e il secondo nel collegio per la camera di Sesto Calende. Dall’altra gli uomini dell’Ulivo, due ex sindaci. Manolo Marzaro che contende la carica a Pellicini e Lorenzo Carabelli per la camera nel collegio di Varese.  Le infrastrutture e la viabilità del nord della provincia, ma anche i malcontenti delle allenze, la sfiducia  (foto da sinistra, Pellicini, Marzaro, Carabelli e Giorgetti) degli elettori: di questo hanno parlato i candidati. Un incontro pacato e lontano dai toni forti della campagna nazionale. Della quale ha comunque ripercorso, anche sulle  problematiche locali, le linee guida. Come quella del federalismo, che individua due modi distinti di agire, ma anche contraddizioni negli schieramenti.

Le infrastrutture e la viabilità,  la questione della Valceresio e Alptransit, come rientrano nei vostri programmi?

Manolo Marzaro: “ll programma relativo a opere infrastrutturali nella provincia di Varesepellicini_marzaro.jpg (10422 byte) non può prescindere dalla nuova situazione che si è creata con l’approvazione della nuova legge sullo stato federale, che modifica anche i rapporti tra le istituzioni a vari livelli e tra queste e i cittadini. E’ uno scenario nuovo che impone l’esaltazione delle capacità progettuali e propositive del territorio. Un valido punto di riferimento, forse snobbato da comune e provincia di Varese, è il piano strategico dell’area varesina, quello formulato dall’Università dell’Insubria. All’interno di questo piano sono già comprese delle problematiche prioritarie che dovranno essere integrate con quelle del nord della provincia, una zona a vocazione (foto: Pellicini e Marzaro) turistica, una fra tutte il progetto di rilancio della Sponda Magra del Lago Maggiore, per arrivare ad individuare le necessità utili al rilancio della nostra provincia. Se questa operazione non sarà condotta su un tavolo di concertazione allargato a tutte le forse sociali e ai comuni, lo spirito federale della legge ne risulterà mortificato andando ad esaltare una componente deleteria, quella del diritto di veto”

Ma è vero che esiste uno stato federale? Quale la posizione della Lega?

Giancarlo Giorgetti: “Noi abbiamo grandi riserve su questa riforma federale, poiché lascia margini di inderterminatezza troppo grandi. Il problema è quello di stabilire a chi spetta il compito di progettare e implementare le opere. Superato questo ne rimane un altro fondamentale che è quello delle risorse finanziarie. Quando si parla di Alptransit, non possono entrare in gioco solo comuni e provincia, le dimensioni dell’opera non lo permettono. Per fare un esempio: le strade statali o ex statali ora sono a carico delle regioni, ma di quante risorse dispongono nella pratica le regioni? Purtroppo le esperienze dell’Anas, con diretto riferimento alla Lombardia e alla nostra provincia è fallimentare, perché le risorse sono state drammaticamente insufficienti. Inutili in tal senso i tentativi dell’Ulivo, per noi insufficienti, nel momento in cui ci sono da dividere le risorse, la macchina romana inevitabilmente si arena su rendite di posizione che derivano dal tempo, che non possono essere scalfite per non fare saltare gli equilibri”.

M.M. “Quello che dice Giorgetti è comprensibile alla fine di un percorso, non all’inizio, definire chi fa e progetta le opere non può essere introdotto in una riforma istituzionale, la prossima legislatura dovrà decidere come applicare questa legge, che non è restrittiva nell’assegnazione delle competenze”.

Sul federalismo e la realizzazione delle infrastrutture il programma del Polo parla di progetto-obiettivo, grandi infrastrutture decise dal centro, come si integra questo disegno con la vostra posizione del federalismo? È in contraddizione?

G.G. “Sotto il profilo concettuale c’è un’evidente contraddizione, sotto quello pratico è l’unica soluzione possibile. Alcune opere, ne sono state elencate dodici, hanno un rilievo strategico nazionale e internazionale, non possono essere soggette al potere di veto che in conferenza di servizi, specie prima con l’obbligo dell’unanimità, di fatto bloccava qualsiasi tipo di iniziativa. Per un numero limitato di opere occorre accettare uno strumento che permetta di implementare i progetti, altrimenti si perde il treno della modernità e del progresso.”

La stessa domanda all’Ulivo, la conferenza dei servizi è passata dall’unanimità alla maggioranza, questo cambiamento permette di uscire dall’ostacolo del diritto di veto?

M.M.: “La normativa vigente ci sembra sufficiente a garantire tutti i passaggi. Mentre il meccanismo della Cdl può diventare prevaricante, quello della conferenza dei servizi coinvolge le popolazioni dei residenti. Comunque lo strumento che abbiamo individuato, trasformato a maggioranza rileverà dei dissenzi, ma permetterà anche ricomposizioni”

Questo non implica un allungamento della burocrazia?

M.M. “La burocrazia ha i suoi tempi, noi amministriamo soldi pubblici, non siamo un’azienda,, non possiamo adottare solo criteri economici, nei limiti del possibile dobbiamo operare cercando il consenso. Ci sono poi opere strategiche che necessitano scelte difficili, che andranno comunque contro il consenso"
Lorenzo Carabelli:” ho fatto il sindaco per parecchi anni, non credo nelle lungaggini amministrative e burocratiche, basta conoscere come funziona il meccanismo e spingerlo per farlo funzionare”.

Su alcuni temi del nord della provincia, c’è stata una vacanza notevole dei politici del territorio. Il luinese avrà un’importanza strategica rispetto ad una serie di progetti, come vi confrontate con questo territorio?

Piero Pellicini: “Personalmente sto lavorando per la ristrutturazione della linea Bellinzona, Zenna, Luino Sesto Calende e Novara, con derivazione su Malpensa. Un progetto importante per l’intera economia dell’Alto Verbano e della Lombardia che seguo da tre anni, quando riuscimmo in commissione lavori pubblici a far passare uno stanziamento di 60 miliardi per la ristrutturazione della linea Zenna-Luino e di 350 miliardi per la ristrutturazione del nodo di Novara, nell’ottica di collegare la Germania con il mare passando da Luino. La rivalutazione di questa linea avrebbe l’indubbio interesse sia svizzero che nostro di scaricare dal traffico nodi come Lugano e Milano. La ristrutturazione della linea avrebbe ha senso ora per la presenza di Malpensa: metterebbe infatti in collegamento gli svizzeri con l’hub, inoltre il potenziamento di una linea merci di traffico intermodale decongestionerebbe il traffico su gomma. E considerato che in quest’ultimo vantaggio rientra anche l’interesse dell’industria e non solo dell’Hupac stiamo studiando un intervento pubblico-privato per la creazione di una zona antirumore ed ecologica. Punteremo al massimo anche sulla Stabio-Arcisate che avrà un’altra filosofia in parte avrà un traffico medio-pesante, in gran parte avrà un traffico passeggeri”.

M.M. “E’ un progetto molto avanzato e nella riorganizzazione complessiva del traffico offre un indubbio vantaggio a quello su gomma, ma si aprono tanti problemi in modo frammentato. In questo caso la conferenza dei servizi serve ad affrontare i problemi nel suo complesso, la capacità del territorio di individuare scelte strategiche deve essere affrontata su un tavolo di soggetti che riescano ad individuare anche le ricadute negative. Questa è una impostazione totalmente distinta dalla vostra che in sostanza dice che il governo centrale indipendentemente dal parere degli enti locali progetta e fa”.

G.G.: “Abbiamo individuato delle opere strategiche, dodici, sulla quale anche la Lega ha accettato di derogare. La conferenza dei servizi, teoricamente ottimo strumento, dal punto di vista pratico ha dimostrato di essere inefficiente. Questo paese deve cambiare marcia, pena la modernizzazione, questo significa cedere anche sul principio del federalismo”.

Esiste un possibile collegamento tra questo disegno di riorganizzazione delle infrastrutture e il rilancio turistico della zona?

P.P. “con questa linea ferroviaria, il turista potrà venire sul lago in Italia e in Svizzera perché tutto l’altomilanese sarà collegato a tutto l’altovaresotto. La ricchezza dei laghi è penalizzata dalle strade e dalla mancanza di alberghi, se parte un progetto turistico di sviluppo, per cui l’aeroporto di Malpensa diventi l’aeroporto della provincia dei laghi, si sarà realizzato il sogno di avvicinare e rendere fruibili i nostri bacini”.

L’accordo nella Casa della Libertà ha generato problemi a livello locale?

P.P. :“a livello locale ci sono rapporti consolidati anche fra gli uscenti. Non esiste una discrepanza di fondo, ma linee di tendenza per esempio sul federalismo, che comunque tutti abbiamo accettato come principio e inoltre il mio essere destra sociale è diverso dal liberismo di Fi. Siamo una colazione di partiti con profonde radici alcuni, con profonde differenze altri, ma con un accordo di fondo”.

giorgetti.jpg (7981 byte)G.G.: “ la Lega a livello locale ha pesato nella distribuzione delle candidature, ma oltre alla valutazione del peso dei partiti ha funzionato anche la valutazione del lavoro svolto dai parlamentari. I ricandidati hanno fatto un buon lavoro, questa valutazione è stata fondamentale. Certo quando si è discusso a livello nazionale la Lega e chi la rappresenta ha fatto pesare il suo ruolo, da questo gioco ne è uscita sicuramente penalizzata Fi e non poteva che essere così. Credo che l’alleanza cominci ad essere digerita bene anche a livello della base. Lo testimoniano le esperienze fatte nei comuni che dimostrano un accordo non imposto dall’alto.
(foto: Giancarlo Giorgetti) Se poi si parla di persone paracadutate dall’alto, questo è un altro discorso e capisco che può avere creato scontento”.

Rispetto alla campagna elettorale, la sensazione è che la litigiosità qui non c’è stata, ma la partecipazione della gente non è stata esaltante, i candidati stessi non hanno brillato per grande impegno

G.G.: “C’è un drammatico disinteresse dei cittadini nei confronti della politica, dei candidati e della loro progettualità. Purtroppo ci avviamo verso una politica all’americana, in cui contano più delle idee, la visibilità del leader. In una logica mediatica e personalizzata sui leader, intercettare i non politicizzati è praticamente impossibile, gli incontri elettorali sono partecipati solo dai militanti. E complessivamente c’è un senso abbastanza diffuso di sfiducia rispetto alle risposte della politica. Questa è la sensazione. Quello che faccio io è un dovere che sento nei confronti dei cittadini, ma il clima continua a calare in termini di attesa riguardo la politica”.

La sua affermazione non è certo incoraggiante

G.G.: “Quello che si poteva fare ragionevolmente l’abbiamo fatto, il problema è sostanziale, le ideologie non esistono più, le passioni non esistono più, la gente percepisce come indistinto il messaggio che arriva dai politici, di conseguenza votano il leader per motivi altri dalla sua politica”.

M.M.: “La gente non si appassiona, perché un candidato ha presentato un programma raffazzonato solo su Internet, perché ha basato la sua campagna su slogan e cartelloni, perché ha fatto della politica spettacolo. Senza il rifiuto di questa volgarizzazione non si può pretendere l’avvicinamento dell’elettore”

P.P.: “L’epoca delle ideologie è finita, c’è una maturità diversa e noi di An non rimpiangiamo l’isolamento e il ghetto, a quel tempo avevamo un’identità che quasi ci piaceva, il passo avanti di An è stato quello di perdere questo collante che ci univa. E’ un processo che è successo a destra e a sinistra, ci stiamo democratizzando, ma il risultato è che sui militanti noi dirigenti siamo oggi il triplo. La gente è lontana anche perché si è stufata di promesse non mantenute e della transumanza di eletti fra diversi schieramenti, il nostro obiettivo è quello di conquistare l’elettorato con opere di merito e non di compromesso”.

Il suo discorso paradossalmente si scontra con gli steccati ideologici continuamente riproposti dai “nuovi” politici come Berlusconi. Perché c’è questa esigenza di alzare e di rivedere aspetti ideologici non veri?

P.P.: “Occorre notare infatti che in questa campagna elettorale la parte dei moderati l’ha svolta An, perché noi conosciamo il valore della pace e della rinnovata pacificazione nazionale, ma questo è un atteggiamento nostro. È anche vero che in questa campagna elettorale si è cercato di trovare una differenza: accusare i Ds di veterocomunismo mira a rimarcare l’esistenza di sacche di veteropensiero, c’è chi questo discorso in buona fede lo fa”.

M.M.: “In una campagna pianificata e giocata sulla tecnica del marketing come questa, non è  un caso che escano toni di questo tenore. E non è un caso che non esista un programma che avrebbe già prima delle elezioni rilevato delle discrepanze all’interno del vostro schieramento. Le differenze che esistono nella Cdl sul federalismo, sulla questione sociale, vi vedrebbero sicuramente non allineati con l’iperliberismo di Fi”.

P.P.: “In questo schieramento di forze An è dentro per due motivi di sentinella: per l’unità nazionale e per la questione sociale.