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Drammi legati ai limiti del sistema sanitario e socio-sanitario?

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Drammi legati ai limiti del sistema sanitario e socio-sanitario?
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17 Ottobre 2023

Egregio direttore,

Ho appreso con una certa perplessità della sentenza inerente un triste e drammatico fatto di cronaca locale, cioè quello dell’uomo di Marnate che ha ucciso l’anziana madre, malata di alzheimer in stadio avanzato, e poi ha cercato senza successo di togliersi la vita. Sentenza con la quale la pena inflitta è stata aumentata di ben un terzo rispetto anche alla richiesta iniziale del PM, che pure aveva evidenziato il delicato aspetto etico della circostanza.

Premesso che certamente le sentenze si rispettano, questa tragedia infatti non è per me un “semplice” fatto di cronaca nera, ma implica delle riflessioni sia di natura etica che pratico-gestionali. Non è infatti certamente la prima volta che assistiamo a simili epiloghi tragici in tali occasioni. E guarda caso, nell’immediato è arrivata la notizia di un anziano che in Provincia di Treviso ha ucciso la moglie, tornata a casa in stato semi-vegetativo, dopo settimane di ricovero per un grave ictus, perché la situazione era giudicata insostenibile…

Io stesso posso dire di aver vissuto di persona, e da solo, la situazione di un genitore anziano con gravi problemi di salute, e quindi purtroppo so come si vive, o meglio come “non si vive”, in un contesto del genere, caratterizzato da un crescendo di ansie, preoccupazioni e stress.

E sfortunatamente all’atto pratico, quando si tratta appunto di persone invalide, affette da malattie cronico-degenerative, psichiatriche, di problematiche della terza età, con particolare riferimento alle “demenze”, il problema è forse che il sistema offre poco in concreto, e la maggior parte del peso in queste contingenze è sulla famiglia, per i membri coinvolti della quale va di moda un bel termine anglosassone: caregiver.

D’altronde per esempio mi sembra che anche indagini condotte a livello europeo sulle problematiche della malattia di alzheimer abbiano evidenziato come l’Italia sia ben posizionata sul lato della ricerca, ma carente dal punto di vista dell’assistenza a malati e famigliari. Per non parlare poi, lato malattie psichiatriche, degli scarsi risultati pratici ottenuti dalla cosiddetta “Legge Basaglia”, nata certamente con un grande anelito etico, ma che poi nella realtà ha lasciato alle famiglie i problemi di gestione e convivenza con tali malati.

Certamente gli ospedali neuropsichiatrici, alias manicomi, non dovevano essere dei lager, ma se una persona è malata e costituisce un pericolo per se stessa e gli altri, per me dovrebbe stare in una struttura protetta e adeguata. Senza dimenticare poi che oltre al profondo disagio psichico e pratico che devono sopportare i familiari di tali sfortunati, c’è anche un’altra fondamentale questione: quella economica, cioè i costi per tentare di garantire un’assistenza dignitosa. Infatti se vi sono almeno delle risorse disponibili da investire, qualcosa si ottiene, altrimenti il dramma è completo.

Chiudo quindi sottolineando come, se si vogliono evitare tragedie come quelli citati all’inizio, o magari ridurre anche il numero di tante scelte estreme, poste in essere da malati conclamati, forse sarebbe il caso che al di là di far scorrere fiumi di inchiostro in riforme e contro-riforme dei sistemi sanitari e socio-sanitari, o colate di cemento per tentare di costruire nuove ambiziose strutture, si utilizzino le risorse disponibili per una piena presa in carico di tali problematiche, attraverso un’integrazione vera tra sanità, socio-sanità e sociale, e ovviamente tra i vari enti interessati, che sappia offrire soluzioni concrete a malati e famigliari, che certamente non cancelleranno la sofferenza del caso, ma almeno ne limiteranno il drammatico impatto sociale.

L’occasione è gradita per porgere i migliori saluti,
Giuliano Guerrieri

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